Ecco Waller il cecchino
Antabia si presenta: «Io al servizio di Varese»
Antabia Waller si aggiunge alla lista degli stranieri con la testa sulle spalle della Pallacanestro Varese versione 2017-18.
Il 29enne tiratore della Georgia, sposato da un anno con Consuelo e in attesa dell’arrivo in città della primogenita di 5 mesi, racconta le prime sensazioni della nuova avventura biancorossa nella modalità da “uomo tranquillo” che sembrano condividere tutti i nuovi acquisti.
«Finora è stato tutto perfetto: siamo partiti per il ritiro, e dopo aver capito le richieste del coach abbiamo lavorato forte per migliorare giorno dopo giorno su quello che ci veniva richiesto. I riscontri della prima amichevole sono stati positivi, e ci sono serviti per prendere coscienza dell’importanza di quel che stiamo facendo».
Lo sbarco in Italia non spaventa l’atleta del 1988, che ha al suo attivo 6 stagioni di esperienza europea (3 anni in A2 turca, due in Balkan League e uno in Lega Adriatica più Champions League al Mornar Bar): «Il livello della competizione sarà molto alto, il campionato è equilibrato: quando ho avuto la possibilità ho accettato al volo e mi sento molto responsabilizzato da questa sfida. Non credo che sarà un problema adattarmi al livello fisico, il campionato turco era molto duro ed anche la Champions League era assai competitiva. Non vedo l’ora di misurarmi a questo livello: già oggi a Cremona sarà un test interessante, cercheremo di continuare a lavorare su quello che ci ha proposto il coach».
Di certo Waller sarà il principale terminale perimetrale di una Varese che ha bisogno delle sue “bordate” dall’arco per monetizzare l’efficacia delle esecuzioni volute da coach Caja: «L’allenatore punta molto sull’esecuzione dei giochi e sull’avere sempre i giocatori nella posizione esatta rispetto a quello che fa la difesa. Sto lavorando proprio su questo, ogni giorno mi confronto con lui per imparare a sfruttare sempre meglio il lavoro dei compagni per liberarmi. Che tipo di tiratore sono? Mi hanno sempre detto che segno di più quando sono marcato che nelle conclusioni aperte: accetto questa definizione, probabilmente sono più pericoloso quando devo battere la pressione della difesa dal palleggio che quando esco dai blocchi o concludo piedi per terra».
L’esterno statunitense attende ancora le indicazioni dell’allenatore riguardo a quello che sarà il suo ruolo in squadra e spende parole di apprezzamento per la qualità del gruppo: «Non so ancora se sarò leader o uomo-squadra: per me è importante fare il massimo perché la squadra vinca al di là del mio ruolo o del mio bottino personale, dipenderà da quelle che saranno le richieste del coach e dalle evoluzioni delle prime partite quando si stabiliranno le gerarchie. Di sicuro far parte di questo gruppo è molto stimolante: sin dal primo giorno c’è stata grande unità di intenti, in queste due settimane nelle quali siamo stati molto insieme mi sono divertito molto con i compagni. Per quanto riguarda il campo, se proseguiremo a lavorare con la stessa attenzione su quello che ci chiede il coach, le cose andranno per il verso giusto».
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