CRISI SENZA FINE
Edilizia ko: più mutui ma non basta
Rallenta la ripresa dei finanziamenti che passano da +70% a un timido +16%
«Una rondine non fa primavera», commenta demoralizzato Orlando Saibene, presidente provinciale dell’associazione Costruttori: il settore dell’edilizia fatica a ricostruire l’economia demolita dalla crisi. Lo dicono i dati sui mutui che fanno registrare ancora un segno “più” ma molto, molto timido, quasi pronto a tornare in negativo.
«Le uniche cose certe – aggiunge Saibene - sono che i risparmi continuano ad aumentare mentre il costo della casa non è stato mai così basso. I prezzi degli immobili sono calati del 20% e lì restano, il costo del denaro anche e l’offerta è molto ampia». Eppure si preferisce il materasso o i caveau degli istituti bancari. La tasca meglio del mattone: «Non capisco – dice ancora il rappresentante dei costruttori –. Non mi ricordo condizioni così favorevoli per acquistare, ma le case fanno fatica a essere vendute. Forse bisognerebbe mettere mano al meccanismo fiscale perché il calo è cominciato con Monti, il cui governo picchiò duro sulla tassazione degli immobili. Da lì non ci siamo più ripresi: bisognerebbe stabilizzare la tassazione e rendere gli incentivi strutturali, senza discuterli anno su anno, così gli acquirenti avrebbero delle sicurezze. Invece nella finanziaria 2017 è sparita anche la riduzione del 50% dell’Iva se si acquista una casa da un’impresa in classe A o B».
I volumi di questi nove mesi sono stati 667,4 milioni di euro e la variazione è stata pari a +34,6%. A prima vista sembrerebbe andare tutto a gonfie vele ma, poi, arriva l’effetto “gobba”. Il grafico varesino, il cui dromedario è ancora più accentuato rispetto a quello lombardo, evidenzia come, dopo il boom del 2015, la ripresa rispetto ai numeri iperbolici precedenti alla crisi stia rallentando. Se a fine 2015, il volume di mutui raddoppiò rispetto al trimestre dell’anno precedente, dalla vetta si sta cominciando a scendere. I primi tre trimestri del 2016 hanno infatti segnato +70,6%, +30,7% e, appunto +16%. Un’erosione che, è praticamente certo, rischia di far tornare un segno meno nella prossima rilevazione, dopo quasi tre anni di crescita. “I volumi – confermano i ricercatori - aumentano da quasi tre anni e superano ancora i 10 miliardi di euro, ma si confermano i primi segnali di rallentamento della crescita avvertiti già il trimestre scorso.
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