4 MARZO
Elezioni, aperta la caccia al posto
Nei partiti sale la tensione: bagarre sulle candidature anche nel Varesotto
Due mesi, o poco più, al voto del 4 marzo. Un doppio voto, per il Parlamento e per la Regione, se il prefetto di Milano, a cui compete la decisione in Lombardia, optasse, come appare probabile, per l’election day. Tempi comunque molto stretti per definire liste e candidati, benché i partiti abbiano acceso i motori in vista delle urne da diverse settimane, oramai. Ma un conto sono le attese e le aspirazioni di ciascuno, un altro sono le scelte vere e definitive. Quelle che indicheranno in modo ufficiale nomi, cognomi, alleanze, corse solitarie e tutto quanto formerà il “circo” elettorale. In provincia di Varese le segreterie politiche sono in piena fibrillazione, com’è comprensibile.
Benché dall’attuale scenario, prima ancora che dai sondaggi, emerga già una tendenza precisa, in favore del centrodestra. Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e soci vengono dati vittoriosi nei collegi uninominali del territorio, dove presenteranno candidati di coalizione per Camera e Senato; e sono in vantaggio anche per Palazzo Lombardia. Ma la previsione del successo non corrisponde in automatico a rapporti interni sereni. Stanno sgomitando in tanti per ottenere una candidatura. Al punto che qualcuno, da dentro, definisce ciò che sta accadendo in queste ore come un “puttanaio”. Termine colorito che però offre un’idea chiara, inequivocabile, della situazione. Insomma, è corsa al posto.
Perlomeno a quelli ancora liberi. Perché è evidente che ce ne siano alcuni blindati.
Come i capilista dei listini proporzionali di Forza Italia e Lega, Lara Comi e Giancarlo Giorgetti. La prima, sponsorizzata da Silvio Berlusconi, in odore addirittura di un incarico governativo in caso di vittoria; Giorgetti uomo forte del Carroccio, praticamente intoccabile. Il resto, fatta salva la candidatura senatoriale del sindaco emerito di Varese, il leghista Attilio Fontana, è, per così dire, sul mercato. Con una serie di mal di pancia a tutti i livelli. Per esempio, il forzista Luca Marsico vorrebbe restare in Regione, ma il partito spinge per una sua candidatura romana. E, stando ai si dice, il braccio di ferro è pesante. Per il centrodestra correrà pure Noi con l’Italia, la neo formazione politica che, in Regione e nel Varesotto, ha come leader Raffaele Cattaneo. Proprio ieri a Roma, centristi e ex alfaniani hanno stretto un patto con l’Udc di Lorenzo Cesa.
Accordo che verrà riproposto in Lombardia. Nel simbolo comparirà lo scudocrociato. Per dirla in un altro modo, torna la Democrazia cristiana. Cattaneo, che ieri ha rilasciato dichiarazioni positive per “questa ritrovata sintonia”, guiderà la lista dei centristi per le regionali in provincia di Varese. A lui hanno girato attorno in molti, a cominciare da Forza Italia. Ora, dopo un periodo di grande incertezza, è, per paradosso, tra i più tranquilli dello schieramento. Nel quale, attenzione, potrebbe non esserci più la Lista del presidente, quella che cinque anni fa portò in dote a Roberto Maroni il 10 per cento dei consensi. A proposito di Maroni, anche ieri sono girate malignità su un suo disimpegno lombardo a favore della candidatura parlamentare. Sussurri recisamente smentiti da Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda: «Voglio sperare che non siano voci suggerite da Giorgio Gori, (candidato del Pd contro Maroni, ndr), anche se siamo certi della sua correttezza e che non si tratta di un suo velinaggio per aprire le ostilità di una campagna elettorale che per lui sarà perdente…».
Da dove nasce tanta sicurezza sull’insuccesso di Gori? Dal fatto che Liberi e Uguali, la compagine di sinistra che fa capo a Pietro Grasso, ha ufficializzato che non sottoscriverà alleanze con il partito di Matteo Renzi, nemmeno in Lombardia. Uno strappo che mette in serie difficoltà il centrosinistra e, in primis, il Pd. Alessandro Alfieri, il segretario regionale, afferma di non essere affatto rassegnato a una simile ipotesi. Ma i fatti per ora dicono altro. E le indiscrezioni parlano di un Partito democratico che, per restare a Varese, ha aperto una sorta di guerra interna per le candidature. Se ne sentono i tutti i colori, in casa piddina. Vero? Falso? A differenza del centrodestra, qui è la prospettiva della sconfitta a generare tensioni. Ma ai posti nessuno (o quasi) pare voglia rinunciare. Discorso che, seppure da prospettive diverse, vale anche per il Movimento 5 Stelle. La chiosa: dappertutto è un “puttanaio”. Almeno per ora.
© Riproduzione Riservata