IL CASO
«Emergenza Pm? Nessuna paura»
Il procuratore capo di Busto Arsizio. «Non c’è una fugaGli uomini passano, l’istituzione resta»
«Gli uomini passano, l’istituzione resta»: è con questo monito che il procuratore capo stempera i toni drammatici dell’esodo di pubblici ministeri verso il lido Milanese.
Sei trasferimenti in un colpo solo è uno di quegli scossoni che provocano un senso di vertigine, ma Gian Luigi Fontana ha i piedi ben radicati a terra.
«Ci sono stati momenti peggiori perché Busto è sempre stata una sede ad alto avvicendamento», fa notare, «penso ai mesi immediatamente successivi all’accorpamento di Legnano e Rho a Busto. E sono stati superati».
Il vuoto non coglierà largo Giardino impreparato: «Stiamo studiando i rimedi, ossia trasferimenti posticipati, applicazioni dei pm ufficialmente in servizio altrove per le udienze avviate da loro, la richiesta di un sostituto procuratore dalla distrettuale. E sarà mia cura chiedere al Csm l’assegnazione di un congruo numero di magistrati onorari togati che dovrebbero scegliere la sede tra settembre e ottobre».
Quando i corridoi saranno effettivamente vuoti, il procuratore chiederà che Busto venga dichiarata sede disagiata, così da ottenerne i benefici.
«Non deve passare il messaggio che Busto sarà un presidio giudiziario allo sbando: la vigilanza sul territorio e la collaborazione con le forze dell’ordine continueranno con il massimo impegno».
Aggiunge Fontana: «La situazione della Procura di Busto Arsizio è nota al procuratore generale e sono certo che la sua attenzione continuerà».
Parlare di fuga quindi è sbagliato «anche se non posso nascondere che susciti sorpresa il trasferimento contemporaneo di sei pubblici ministeri».
Ma «a parte le ragioni familiari e le aspirazioni professionali su cui i colleghi non devono spiegare o giustificare niente, sottolineo: tutti hanno chiesto il trasferimento ad altra procura», lasciando intendere che la separazione della carriere è già una forma mentis. «
Nessuno ha manifestato ragioni politiche verso questo ufficio» e soprattutto «non erano mai stati banditi così tanti posti per una sede prestigiosa come Milano».
Dieci posti a Milano, nove a Napoli, sette a Genova, quattro a Lecce e cinque a Roma. Ma a quanto pare aprire le porte di sedi così appetibili non è una scorciatoia per arrivare alla soppressione della procura - e del tribunale - di Busto.
«Non è assolutamente prevista», rassicura il procuratore capo.
«Il problema serissimo e per ora non superabile è quello del personale amministrativo ormai allo stremo, accanto al mancato adeguamento della pianta organica della polizia giudiziaria che si protrae da troppi anni».
In ogni caso gli effetti del trasferimento non si vedranno fino almeno all’arrivo dell’inverno. C’è tempo per mettere fieno in cascina insomma.
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