Esselunga
Esselunga, Caprotti nel testamento: mai una Coop, sì ad Ahold
Questo paese cattolico non tollera il successo
Milano, 7 ott. (askanews) - Esselunga non dovrà mai finire alle Coop. La battaglia di una vita, Bernardo Caprotti l'ha scritta nero su bianco anche nel suo testamento, in cui, oltre a spartire soldi, case e quadri, ha tracciato il futuro della sua azienda, ora nelle mani dei suoi eredi, in primis la moglie Giuliana e la figlia Marina.
"L'azienda - si legge nel documento di 13 pagine steso il 9 ottobre 2014 - è diventata attrattiva. Però è a rischio. E' troppo pesante condurla, pesantissimo 'possederla', questo Paese cattolico non tollera il successo". "Occorre trovarle, quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati, una collocazione internazionale", prosegue Caprotti, promuovendo eventuali partner olandesi, bocciando invece gli spagnoli. "Ahold sarebbe ideale - scrive il patron di Esselunga - Mercadona no".
"Attenzione: privata, italiana, soggetta ad attacchi, può diventare Coop. Questo - sono le ultime parole del testamento di Caprotti - non deve succedere".
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