LA VERTENZA
Esuberi alla Mam: si tratta per 30
L’azienda conferma i 90 licenziamenti totali, poi apre allo “scivolo”
«Questa azienda funzionerà con sessanta persone».
Non hanno fatto marcia indietro nemmeno di un millimetro i proprietari cinesi della Mam di Morazzone che ieri, lunedì 26 giugno, hanno incontrato i rappresentanti sindacali dopo l’annuncio di ben 90 esuberi in azienda. Eppure uno spiraglio ieri pomeriggio è stato aperto. Riguarda la procedura di mobilità aperta per i primi 30 esuberi: l’azienda si è detta disponibile a valutare incentivi all’uscita. Se ne discuterà esattamente tra una settimana (lunedì 3 luglio) durante un confronto che si preannuncia come molto tecnico. Ma è chiaro che la strada è in salita.
«Noi abbiamo chiaramente rigettato i 90 esuberi complessivi - spiegano Fabio Dell’Angelo (Uilm Uil), Giovanni Cartoio (Fiom Cgil) e Flavio Cervellino (Fim Cisl) - e ci siamo concentrati sui primi 30 sui cui è già stata aperta la procedura di mobilità. Il nostro obiettivo è riuscire ad arrivare a condizioni che possano aiutare l’uscita volontaria da parte di chi è vicino alla pensione».
Il tentativo è quello di strappare all’azienda una cifra adeguata che vada a coprire la differenza esistente tra busta paga e Naspi per il periodo di attesa del raggiungimento dei requisiti per la pensione. Su questo terreno non c’è stato il muro contro muro, ma è evidente che la trattativa non sarà semplice. Fino a ieri la proprietà aveva iniziato dei colloqui individuali. Ora si vuole cambiare metodo e arrivare a una procedura più organica , valida per tutti.
E questo sarà soltanto il primo gradino. Poi bisognerà affrontare il nocciolo duro degli ulteriori sessanta licenziamenti.
«Noi pretendiamo delle spiegazioni in più - sottolinea Flavio Cervellino - perché gli ulteriori 60 licenziamenti non sono giustificabili . Ci devono spiegare le ragioni di questi esuberi, dove intendono effettuarli, se vogliono chiudere dei reparti. Al momento non c’è una logica in questa decisione».
Sulla stessa lunghezza anche i colleghi di Fiom e Uilm. «è chiaro che gestita l’emergenze dei primi trenta esuberi - continua Dell’Angelo - ci si deve rivedere per capire quali siano le nuove condizioni di operatività.Il piano industriale che abbiamo non vale più. Bisogna valutare le opportunità, che ci sono, di mantenere qui alcune produzioni. Senza contare poi che ci sono clienti che vogliono il Made in Italy. Se la produzione non viene fatta più a Morazzone, si rischia di perderli. Poi sul piatto c’è l’efficientamento, ma la Mam non deve essere snaturata, non ha senso che diventi un polo commerciale, dal momento che è in grado di realizzare prodotti la cui qualità non è ottenibile in Cina». Insomma, gli interrogativi sono ancora tanti. Nel frattempo ieri i rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato anche il sindaco di Morazzone, Matteo Luigi BIanchi.
© Riproduzione Riservata