VERTICE CALRE
Europa delle Regioni, nel “patto” di Varese
«Tornare alle origini per affrontare le grandi sfide»
L’Europa delle Regioni strada maestra per ritornare all’Europa dei popoli. E cioè all’idea che guidò i padri fondatori dell’Unione: Spinelli, Shumann, Delors. L’Europa delle Regioni antidoto all’ipertrofia burocratica che avvelena le istituzioni comunitarie e che ha generato una crisi giunta «al limite della rottura definitiva».
L’appello. Di più: un vero e proprio «piano di rifondazione» attraversa il continente da Varese fino a Bruxelles e a Strasburgo. Se ne è fatta interprete, in due giorni fitti di incontri e di riunioni, l’assemblea generale della Conferenza delle assemblee legislative europee (Calre), il “parlamento” dei consigli regionali.
Settantaquattro gli enti istituzionali rappresentati, otto le nazioni le cui bandiere hanno “arredato” i tavoli al centro congressi di Ville Ponti, sede dell’evento insieme con il Jrc di Ispra.
Punto di partenza, una preoccupazione diffusa e condivisa, che ha indotto Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale lombardo e leader della Calre nell’ultimo biennio (proprio venerdì, al termine del mandato, gli è subentrato lo spagnolo Juan Pablo Duran Sanchez, ndr), a rinunciare ai toni morbidi della diplomazia per affermare che «o l’Europa prende atto di questo stato di cose e corre ai ripari, oppure il suo futuro è davvero a rischio».
E non solo per cause interne. Alle porte dell’Ue preme infatti un fenomeno migratorio senza precedenti nella storia recente. Di “crisi migratoria europea: questione globale e questione territoriale” si è discusso nel corso di uno dei tre momenti di approfondimento che hanno posto sotto i riflettori anche le nuove forme di “regionalismo” e il ruolo delle “associazioni regionali” a sostegno di una “coesione” mai apparsa così debole.
Intervistati dal direttore della Prealpina Maurizio Lucchi, hanno affrontato i nodi dell’integrazione, ma anche quelli del terrorismo, dei fondamentalismi, della paura e dell’insufficienza di risposte all’emergenza, il vicepresidente del parlamento di Bruxelles Capitale Ahidar Fouad, e l’austriaca Gudrun Mosler-Tornstrom, presidente del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa.
«Governare - hanno ricordato - significa prevedere i fenomeni e trasformare i problemi in opportunità». Anche l’arrivo di oltre cinquanta milioni di «nuovi cittadini attesi entro il 2050».
Le Regioni, ha ricordato Mosler-Tornstrom hanno e avranno in futuro un ruolo «sempre più decisivo» per fornire assistenza sociale e sanitaria agli immigrati, ma anche per elaborare «efficaci politiche abitative» e per gestire «l’inserimento dei rifugiati nel mondo del lavoro».
Un protagonismo potenzialmente positivo ma che richiede un «coordinamento ancora più sistematico tra gli enti territoriali e le loro rappresentanze istituzionali e ancor prima la disponibilità degli stati ad «accogliere» immigrati, profughi e rifugiati a ogni latitudine e longitudine del continente, senza scaricare la gestione dell’emergenza solo sui Paesi affacciati sulla prima linea del Mediterraneo: Italia, Grecia e Spagna.
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