LA SENTENZA
Ex Fraschini: tutti assolti
Concluso il processo per disastro ambientale. Nessun risarcimento ai Comuni
Assoluzione con formula piena, «perché il fatto non sussiste». E’ questa la sentenza pronunciata dal Tribunale collegiale presieduto da Anna Azzena nei confronti delle otto persone alla sbarra per un presunto disastro ambientale all’ex Conceria Fraschini. Si tratta di titolari e liquidatori della società fallita all’inizio del 2008 e di legali rappresentanti delle società che gestirono invece l’impianto di depurazione.
Una vicenda lunga e complessa, così come lungo e complesso è stato il processo che si è concluso giovedì 14. In base alle rilevazioni effettuate su disposizione dell’allora pm Agostino Abate, il suolo nell’area dell’ex stabilimento era infatti risultato gravemente inquinato per la massiccia presenza di cromo, mercurio e idrocarburi, ma capire di chi potessero essere eventuali responsabilità – considerati i numerosi passaggi di gestione che si erano susseguiti nel tempo - era subito risultato essere il primo grande ostacolo dell’inchiesta.
La Procura sosteneva che l’inquinamento dipendeva anche da sversamenti che sarebbero continuati dopo il 1994 e fino al sequestro dell’ex conceria avvenuto nel 2009, motivo per cui non era possibile dichiarare la prescrizione dei reati. In aula il pm Flavio Ricci ha chiesto l’assoluzione per l’imprenditore Sandro Polita e per Gloria Adele Fraschini, erede dei fondatori dell’azienda, mentre per gli altri coinvolti a vario titolo ha invocato il minimo della pena, con concessione delle attenuanti generiche, pari a due anni e due mesi di reclusione. C’erano inoltre pesanti richieste di indennizzo da parte degli enti costituitisi parte civile: la Provincia di Varese e i Comuni di Brenta e Cittiglio. La sentenza ha però scritto tutt’altro finale: le otto persone sono state assolte perché il fatto non sussiste.
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