IL SUMMIT
«Exodus dia lavoro a gallaratesi»
Il sindaco è più morbido, ma ricorda a Don Mazzi «le centinaia di migliaia di euro in appalti»
Diavolo di un don Mazzi, con rispetto sia per la sua dimensione religiosa sia per la sua passione calcistica. Ma dall’incontro di giovedì in municipio il sindaco Andrea Cassani esce più morbido verso Exodus e don Antonio Mazzi più sereno sul futuro della sua fondazione a Gallarate. Potenza della franchezza, di un faccia a faccia senza risparmiarsi nulla - nemmeno gli sgraditi al primo cittadino strali del sacerdote alla Lega Nord e a Matteo Salvini - e di una risata ieratica capace di stemperare le tensioni. Sta di fatto che Cassani a fine confronto afferma: «Per me può essere anche l’unico ente operativo sul fronte socio-assistenziale in città, ma è fondamentale che dia lavoro ai gallaratesi. Ce ne sono tanti che hanno bisogno».
Insomma, non è più muro contro muro come lasciavano intendere i presupposti con i quali il sindaco si è avvicinato all’appuntamento con il fondatore di Exodus. Realtà che qui ha una ramificazione importante. Tante, oltre alla gestione dei profughi ospitati a Villa Calderara, sono le attività svolte dalla cooperativa guidata da Roberto Sartori per il Comune. Negli ultimi anni ha chiuso convenzioni in materia di prevenzione all’uso di droghe, di lavori socialmente utili, di lotta alla dispersione scolastica, per esempio. Nei giorni scorsi, tra l’altro, come capofila di un raggruppamento di cooperative sociali (ci sono anche Naturcoop, Loto, Rotonda e Officina) si è aggiudicata un appalto da 170mila euro più Iva per gestire alcuni parchi e giardini pubblici fino al 30 giugno 2017.
«Non esiste che Exodus abbia incarichi per centinaia di migliaia di euro e immobili comunali in locazione e poi faccia lavorare extragallaratesi: deve occuparsi dei gallaratesi in difficoltà», tiene fermo il punto Cassani. «Ciò serve anche per sgravare i servizi sociali». E visto che c’è, tira fuori tutto: «Ho riferito a don Mazzi di atteggiamenti avuti da aderenti alla cooperativa che non mi sono piaciuti, poiché poco in linea con il tanto pubblicizzato senso di assistenza e sussidiarietà». E lui? «Non ne era conoscenza».
Dunque? «A settembre ci rivediamo, io, lui, l’assessore ai Servizi sociali e i responsabili cittadini di Exodus. Ci illustreranno i loro progetti». Sospiro e campo sgomberato da qualsiasi fraintendimento: «Noi ribadiremo che devono dare da lavorare ai gallaratesi».
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