POLITICA
Farioli, cosa farò da grande
Il futuro dello storico sindaco, tra Forza Italia e l'idea di una lista con il suo nome, tra l'ipotesi presidenza del Consiglio comunale e il "superassessorato"
La domanda è martellante: che cosa farà Gigi Farioli fra dieci mesi, quando avrà terminato il decennio da sindaco e non sarà più ricandidabile? Quesito che si presenta in due vesti. Perché da un lato c’è da capire come si spenderà la sua figura nella prossima primavera, considerandone la popolarità e il pacchetto di voti che un primo cittadino storicamente porta in dote; invece dall’altro c’è da capire quale sarà la sua collocazione trascorse le elezioni, ricordando che si parla di un uomo che per oltre trent’anni ha fatto della politica la sua professione e così intende continuare.
La premessa da fare è che Farioli, a questo punto, è e resta un esponente di Forza Italia, quindi le mosse le concorderà con i vari livelli del partito, sebbene nella sua indole sia maturato un desiderio rinnovatore, che si lega alla volontà di non chiudersi negli schemi della sezione ma di provare ad allargare la partecipazione, intercettando energie che ben difficilmente accetterebbero di scendere in campo direttamente sotto la bandiera berlusconiana.
E allora il dibattito è in corso all’interno del gruppo, partendo dal modo in cui si può sfruttare al meglio il sindaco uscente per catalizzare consensi, dando per assunto che l’operazione si incardinerà all’interno dell’alleanza fra azzurri e Lega. Ebbene, per la sezione cittadina guidata da Alessandro Chiesa, la cosa migliore sarebbe che Farioli si schierasse da capolista di Forza Italia, rendendosi visibile nei comizi e quindi preparandosi a un lavoro futuro da arbitro, cioè da presidente del consiglio comunale, in modo che la prospettiva - sempre che il centrodestra si imponga alle urne - sia quella di dargli una poltrona con la visibilità e anche la possibilità di partecipare attivamente ai futuri dibattiti politici, senza però risultare troppo ingombrante per la giunta che andrà a raccoglierne l’eredità.
In realtà, però, l’attuale sindaco avrebbe in mente qualcosa di diverso. A partire dalla creazione di una sua lista, ovviamente in appoggio al candidato dei partiti alleati, ma con una conformazione che la renda un laboratorio politico in cui si esce dai confini delle appartenenze ideologiche strette. Persone pronte a seguirlo ce ne sono e il suo nome sul simbolo sarebbe maggiormente identificabile e attrattivo. Che a livello numerico la seconda strada possa essere più redditizia in Forza Italia lo sanno benissimo, ma la paura è trovarsi alla fine della corsa con un singolo che potrebbe prendere più voti del suo partito. E, sebbene i detrattori dicano che l’elettorato boccerà il vertice di un’amministrazione tacciata di inconcludenza, in realtà il “pericolo” di un exploit c’è.
Ma il progetto di Farioli non si ferma qui: più che presidente dell’assemblea civica, lui - almeno fino a quando non si apriranno spiragli per incarichi fuori città - preferirebbe giocare una partita a più ampio respiro, maggiormente operativa, in quello che si prefigura come un super-assessorato incaricato di rappresentare la città sui tavoli sovracomunali, quando si parlerà di rifiuti, acqua, scuole e infrastrutture, contando sulle sue mille conoscenze in provincia, a Milano e a Roma. Ma anche qui c’è un problema: quello che Farioli sogna di fare - anche per sviluppare progetti a cui tiene, come la moneta complementare - assomiglia tanto al compito del sindaco, oltretutto sgravato dalle incombenze del quotidiano ma proiettato solo sulle sfide strategiche. Chi accetterebbe di guidare la città sapendo di dover convivere con questa presenza? Fatto sta che dopo l’estate si dovrà arrivare a una sintesi. Non facile.
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