L’INTERVISTA
«Fatturati ok. Non gli stipendi»
L’analisi del segretario Cgil Umberto Colombo: segnali di ripresa ma non per i lavoratori
Crescono i fatturati ma non crescono allo stesso modo gli stipendi dei lavoratori, unica strada per far ripartire i consumi e la domanda interna.
A lanciare l’allarme è il segretario generale provinciale della Cgil, Umberto Colombo, che guarda ai temi più caldi in attesa della ripresa di settembre: «Sulle ricadute della crisi abbiamo dei dati contrastanti in arrivo dal territorio - spiega il sindacalista -. Stiamo analizzando con attenzione gli esiti delle assemblee nelle varie fabbriche: e possiamo già dire che ci sono sì aziende con timidi segnali di ripresa, o di rallentamento della recessione. Ma questi segnali sono in ordine sparso e divisi in modo trasversale nei vari settori produttivi, tanto che è difficile trarne delle conclusioni generali».
E poi, appunto, c’è una questione che sta molto a cuore al sindacato.
«Anche se c’è soddisfazione per questa lieve inversione di tendenza, dobbiamo guardare a questi dati con cautela - continua Colombo -. Si assiste a qualche aumento di fatturato, che in realtà non si traduce in maniera diretta in benefici per i lavoratori. Invece per noi essere sicuri della ripresa significa essere sicuri che l’andamento positivo si consolidi con vantaggi per i dipendenti, che hanno saputo resistere dando il loro contributo fondamentale per l’uscita dalla crisi. Le aziende non possono rifiutare il confronto su questo argomento».
Insomma, se anche qualche impresa si riprende, devono riprendersi anche le buste paga, altrimenti le preoccupazioni per l’autunno non saranno spazzate via.
Intanto si sta chiarendo una volta per tutte «che le realtà che hanno saputo superare meglio le difficoltà sono quelle che hanno innovato i processi di prodotto, senza puntare alla riduzione dei costi o dei diritti di chi lavora - ribadisce il segretario -. Chi investe, chi innova, chi continua a garantire le tutele e punta sulla formazione riesce anche a reagire in modo più dinamico alla crisi, anche grazie a una maggiore attenzione ai mercati internazionali. Certo l’export non basta, perché la crisi di domanda interna è legata ancora una volta ai salari molto bassi».
Per questo la Cgil insiste anche sulla necessità di unire le forze con associazioni e istituzioni per favorire l’attrattività del territorio.
«Dobbiamo puntare all’innovazione - avvisa Colombo -, a un vero e proprio marketing del prodotto varesino. E questo si può fare tutti insieme, con uno scatto d’orgoglio collettivo che troppo spesso è mancato. Solo così sapremo attrarre investimenti dall’estero. Certo, per farlo bisognerebbe anche tornare a potenziare l’aeroporto di Malpensa, che ha tutte le carte in regola per essere un vero scalo internazionale e potrebbe contribuite al rilancio del nostro brand».
Tra le altre questioni da risolvere, c’è il futuro delle Camere di commercio, «che hanno sempre aiutato il mondo economico locale - conclude Colombo -. Al primo posto devono sempre esserci il rilancio dell’economia, il mantenimento e potenziamento dei posti di lavoro a Varese».
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