MOSTRE
Festival fotografico europeo, un mese di immagini
Per la prima volta entra anche Varese nel ricco programma del Festival fotografico europeo, la cui quinta edizione si tiene dal 6 marzo al 10 aprile come tradizione in più città: Busto Arsizio, Legnano, Castellanza, Olgiate Olona, Gallarate e Milano. A Varese il Festival ideato e curato da Afi, l’Archivio fotografico italiano, propone in sala Veratti la mostra «Franco Pontiggia, dai luoghi amati guardando l’Europa» e poi, dal 2 aprile allo Spazio Lavit, «Burn my shadow» di Giacomo Vanetti.
Laboratorio culturale che si apre all’Europa e parla alle persone attraverso l’arte dello sguardo, progetto che mette al centro la cultura come potente strumento di dialogo tra popoli e tra generazioni, il Festival come al solito schiera grandi nomi e giovani talenti provenienti un po’ da tutto il mondo. Quindi Giovanni Gastel e Michael Ackerman, Aldo Fallai e Patrick Leclerc, Raffaele Montepaone e Louis Blanc, Aldo Tagliaferro e Jacob Aue Sobol. E questi solo per citarne alcuni, perché le esposizioni sono più di trenta e si affiancano a seminari, lectio magistralis, workshop, proiezioni, multivisioni, cinema e musica, letture dei portfolio, presentazione di libri, concorsi.
Un girovagare articolato ed esteso che si muove dall’immagine storica al reportage d’autore, dalla fotografia d’arte alle ricerche creative fino alla documentazione del territorio. E che tra i suoi partner, accanto alle amministrazioni comunali, sottolinea la presenza degli studenti delle scuole, in particolare l’Istituto italiano di fotografia di Milano, il Liceo artistico Paolo Candiani di Busto Arsizio, il Liceo classico Crespi, sempre di Busto Arsizio (il calendario su www.europhotofestival.it).
Di questo e altro abbiamo parlato con Claudio Argentiero, curatore artistico del Festival fotografico europeo.
Argentiero, c’è un fil rouge che unisce le diverse esposizioni?
«Per scelta il nostro Festival non ha un filo conduttore, ma sono le “stanze della fotografia” a identificare la progettualità e il percorso, in quanto cerchiamo di abbinare al linguaggio fotografico l’aspetto creativo, ma anche sociale, in chiave interpretativa».
Secondo quale criterio avete scelto gli autori in mostra?
«Beh, abbiamo tenuto conto della qualità e dell’originalità della proposta, dei rapporti instaurati con realtà straniere, del desiderio di promuovere giovani artisti e della volontà di presentare autori stranieri che usano un linguaggio differente dai fotografi italiani. Sempre con un occhio alla ricerca e all’aspetto sociale europeo, per favorire confronti e dibattiti».
Per la prima volta siete anche a Varese, in particolare con una mostra dedicata a Franco Pontiggia, giornalista e fotografo…
«Dai luoghi amati guardando l’Europa è una mostra che ho curato personalmente, dalla scelta delle immagini alla stampa, in collaborazione con la famiglia e i Lions Club Varese sette Laghi e Varese Città Giardino. Quest’anno sono dieci anni che è morto e la mostra vuol essere un omaggio a un amico e a un autore di talento che merita di essere riscoperto. La sua ri-valorizzazione è un impegno che mi sono preso con l’Afi per rendere fruibile il suo archivio dedicato alla festa della vita e alle luci del territorio».
Quali sono le esposizioni che non vanno perse, immaginando di avere solo un giorno da dedicare al Festival?
«Sono tutte di ottimo livello, ma se proprio bisogna scegliere, allora non sono da perdere quelle allestite nei tre palazzi principali: Palazzo Marliani Cicogna a Busto Arsizio, Villa Pomini a Castellanza e Palazzo Leone da Perego a Legnano. Degna di nota anche la proposta alla Manifattura di Legnano, che riapre ospitando sei mostre di autori notevoli, Giovanni Gastel, Aldo Fallai, Sylvain Heraud, Vittorio Pigazzini, Silvano Baccardi, Silvia Amodio ed Emanuela Colombo».
E poi ci sono gli incontri e le lezioni magistrali…
«Sì, ce ne sono diversi. Alcuni vertono su temi sociali come la violenza contro le donne e carcere (per esempio il 24 marzo con Giovanni Mereghetti). Altri indagano la vita del fotoreporter (il 18 marzo con Ferdinando Scianna). Il 13 marzo Giorgio Grasso aiuterà a sbrogliare l’annoso rapporto tra arte e fotografia, mentre io stesso, il 15 marzo al Salone Estense di Varese, racconterò lo sguardo di Franco Pontiggia. Spazio sarà poi riservato alla fotografia naturalistica, in particolare a quella di Marco Urso, che espone all’ex Dogana austroungarica di Tornavento».
C’è qualche mostra che valorizza il nostro territorio?
«Sicuramente Sguardi di luce, allestita a Olgiate Olona, a Villa Gonzaga, dal 19 marzo. Poi il progetto del Liceo artistico su Busto la città svelata, la mia mostra su Gallarate, dal centro nobilitando la periferia, allestita, dal 20 marzo a Palazzo Minoletti con relativo libro. Infine la collettiva su Milano che s’inaugura allo Spazio ex Fornace il 20 marzo».
Come sono andate le precedenti edizioni del Festival?
«Le scorse edizioni sono andate bene. Con il cambio di periodo, da ottobre a marzo, e la partecipazione di più amministrazioni, ci attendiamo risultati migliori in termini di interesse. Si tratta di un Festival in crescita, con oltre venti ospiti stranieri presenti nelle giornate inaugurali e un’ottima risposta delle scuole del territorio, soprattutto per le visite guidate e i laboratori. Quel che ci piace mantenere è il senso di familiarità con il pubblico, evitando qualunque tipo altezzosità, consapevoli di proporre una bella e significativa opportunità culturale in un momento economico sempre difficile. Le mostre e gli eventi, infatti, sono tutti gratuiti».
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