IL CASO
Firme contro la tendopoli
Emarginati e senza tetto in stazione, iniziativa di commercianti e residenti: «Adesso basta»
Vivere sotto un portico, all’ingresso della città per chi arriva in treno. «Una situazione indecorosa e invivibile». Non usa perifrasi, Emanuele Segic, studio legale a pochi metri dalla tendopoli dei senzatetto alle Ferrovie dello Stato. «Una situazione che è visibile non soltanto per chi viaggia in treno». Con i commercianti e gli abitanti della zona di via Medaglie d’Oro e via Piave e del comparto stazioni, è stata avviata una raccolta firma per sollecitare un intervento urgente. «Chiediamo sicurezza, pulizia, decoro». Un passo indietro. Sotto un portico abbandonato di Rfi, in piazzale Trieste, dormono alcuni clochard. Primo allarme, lo scorso inverno, per voce del consigliere regionale Luca Marsico. Intervento di Palazzo Estense, istituzione di un pulmino, la notte, per trasferire i senzatetto dalla zona stazioni alla sede della Croce Rossa, a Bizzozero. Una soluzione in più oltre allo chalet Martinelli gestito dagli Angeli urbani e al “dormitorio” di via Maspero. Ora, estate, soluzioni di emergenza notturna terminate. Si lavora al piano per l’inverno, a una rete di supporto per gli emarginati. L’albergo disperazione è tornato a popolarsi più di prima. Con teli colorati per proteggersi dal caldo e dagli occhi indiscreti di chi viaggia in treno, con taniche di acqua per non morire di sete. Il dibattito sulla tendopoli si estende anche a chi vive e lavora in zona. I cittadini vogliono fare qualcosa, tentare di smuovere le acque. E così parte la raccolta firme.
«Ogni mattina trovo davanti al nostro stabile bottiglie e rifiuti, c’è una situazione di generale insicurezza percepita e la presenza di persone che abitano, letteralmente, in modo abusivo sotto quel portico, non facilita l’utilizzo, per esempio, del posteggio in questa zona», dice Emanuele Segic. «Qual è la donna o qual è il gruppo di giovani amiche che parcheggia lì la sera per poi tornare a riprendere l’auto sapendo che dietro l’angolo c’è un dormitorio abusivo?», è la domanda-provocazione del legale che ha lanciato l’idea della raccolta firme. «Chiediamo un intervento risolutivo prima che accada qualcosa di grave».
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