TRADATE
Folco Terzani presenta il nuovo libro
Una favola sulla natura, l’amicizia e il senso del divino. È questo «Il cane, il lupo e Dio», il nuovo libro di Folco Terzani pubblicato da Longanesi con le illustrazioni di Nicola Magrin. Lo scrittore e documentarista, figlio di Tiziano, lo presenta il 14 dicembre a Tradate.
Terzani, qual è il messaggio del libro? La natura è il divino, o il divino è qualcosa d’altro?
«Come diceva un famoso produttore di Hollywood: se vuoi tramettere un messaggio, manda un telegramma - costa meno! Ma una storia per essere emotivamente coinvolgente non può essere ridotta a un messaggio. L’ispirazione iniziale forte è stata il senso del divino, di cui si parla molto raramente ormai perché pensiamo subito alle religioni. Ma il divino è oltre le religioni, che sono in fondo espressioni culturali. Qui la sfida è stata raccontare quella sensazione senza usare immagini e strutture umane, semplificando. Ecco l’idea di tornare a parlare semplicemente della Natura. E anche di arrivarci attraverso protagonisti che sono animali e non persone».
E come è giunto a queste riflessioni?
«Durante alcuni viaggi, o piuttosto pellegrinaggi, per l’Himalaya, con gruppi di asceti indiani, ho finalmente concepito il senso di cosa potrebbe essere il Divino. Qualcosa molto più grande del mondo degli umani cui normalmente rivolgiamo pensieri e preoccupazioni. Inoltre, aver lavorato per quasi un anno fra i morenti nella casa di Madre Teresa a Calcutta mi ha fatto sentire che c’era qualcos’altro in gioco, forse invisibile agli occhi, ma più importante di quello che si vede».
Cosa è per lei spirituale e perché è importante proteggere questa dimensione? E in questo senso quanta eredità paterna c’è?
«Non so perché - forse perché le religioni ci hanno irritato con i loro dogmi e anche i loro conflitti -, ma da tempo fingiamo di essere solo materia, corpo, cervello, come macchine. Ma è osservando il momento della morte che ci rendiamo conto che non è proprio così. Ed è un grande peccato ridurre le nostre vite e lo scopo delle nostre vite a mete materiali. Crea inoltre un grande disagio. Corriamo, lavoriamo, ma per cosa? Il viaggio dell’anima è più lungo di quello del corpo. Il mio babbo certamente era arrivato a queste conclusioni alla fine, dopo essersi occupato di politica, di fatti, di giornalismo. Ma un certo punto viene voglia di aprire la finestra e andare oltre il perennialismo»!
Per parlarci di temi importanti ha scelto una favola, perché?
«È molto più facile guardare ai noi stessi con un po’ di distacco e ho riscoperto il grande fascino di usare animali come protagonisti. Il lupo oltretutto è un animale che ho incontrato varie volte sulle nostre montagne e il suo sguardo mi ha stregato. È stato molto bello cercare di immedesimarmi nelle sua vita, nella sua visione. E poi volevo raccontare una cosa forse complicata nella maniera più semplice possibile, in modo che anche un bambino la capisse. Le favole sono fantastiche, sono brevi, incisive e ce le ricordiamo. È stata una sfida lunga, ma alla fine l’ho vinta».
E poi ci sono le illustrazioni di Magrin, che sarà con lei a Tradate...
«Le illustrazioni di un artista come lui sono importantissime per accompagnare il racconto. Lui i lupi li conosce, li ha osservati e anche le montagne. Non rappresenta solo la loro esteriorità, ma i paesaggi dell’anima. Perché in fondo il libro è un pellegrinaggio attraverso i boschi, le grotte e le montagne che sono dentro di noi».
Giovedì 14 dicembre alla biblioteca Frera di Tradate, via Zara 37, ore 21, eventi.bibliotecatradate@gmail.com.
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