LA RICERCA
Frontalieri oltre quota 25mila
Sono aumentati del 4,7% in un anno i lavoratori varesini in Canton Ticino: sempre più numerosi, qualificati, laureati
Sempre più numerosi, qualificati, laureati. E sempre più richiesti nei ruoli dirigenziali e di alto profilo, per esempio nelle professioni scientifiche o ad alto tasso di tecnologia. Ecco come sta cambiando il mondo dei frontalieri varesini, una compagine che cresce costantemente e si attesta come la più estesa rispetto alle altre zone di confine. I concittadini che dalla zona di frontiera giornalmente si spostano nel Canton Ticino per lavoro hanno raggiunto alla fine del 2014 quota 25.751, con un incremento del 4,7% nell’arco di dodici mesi. Di questi, il 60,3% è rappresentato da uomini e il restante 39,7% da donne, come indica l’analisi effettuata dall’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio, già consultabile sul portale statistico OsserVa. Insomma, l’esercito dei lavoratori diretti verso la vicina Confederazione cresce: e il motivo è presto detto. Oltreconfine la disoccupazione è in leggero calo, con un tasso per il Ticino al 6,7% nella media 2014 (-0,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente) se si prendono in considerazione i parametri dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (dati dell’Ufficio di Statistica di Bellinzona). Un calo positivo che in effetti viene registrato anche in provincia di Varese, dove in un anno si è passati dall’8,6% all’8,3% senza lavoro, ma che non è stato sufficiente a fermare il flusso dei lavoratori verso lo stesso Canton Ticino.
Basti pensare che nel 2006 i frontalieri varesini erano 17.246 e, dunque, complessivamente negli ultimi otto anni si è registrato un incremento del 49,3%. Guarda caso, è più o meno l’anno di inizio della devastante crisi che si è portata via tante aziende e posti di lavoro in terra prealpina.
«L’analisi conferma poi il sempre più alto livello d’istruzione dei frontalieri – evidenzia Elena Provenzano, responsabile dell’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio – Così, dal 2000 a oggi il numero dei laureati è cresciuto dal 6% al 17%. Dati che si riflettono sulle professioni esercitate dai frontalieri: per esempio nell’ambito tecnico, se alla fine degli anni ‘90 si contavano circa 2.000 unità, adesso siamo intorno alle 5.500. Nelle professioni intellettuali e scientifiche, poi, le cifre si sono addirittura quadruplicate, passando da poco più di 900 a oltre 4.000 addetti. Una dinamica che si ripete anche sul versante dei dirigenti e dei quadri superiori, dove partendo da quasi 500 unità si è arrivati a 2.000 frontalieri occupati».
Come detto, i lavoratori della provincia di Varese sono i più numerosi tra i frontalieri italiani in Canton Ticino (42,1%), seguiti dai comaschi (40,1%) e, più distanti, dagli abitanti della provincia del Verbano-Cusio-Ossola (8,7%) e da quelli di Lecco e Sondrio (entrambi allo 0,6%). C’è però da considerare che, per quanto riguarda la Valtellina, il flusso più forte dei frontalieri è diretto verso il Canton Grigioni. La Svizzera, insomma, si conferma l’Eldorado del lavoro, il “sogno probito” a cui tutti aspirano: anche perché gli stipendi medi si aggirano intorno ai quattromila franchi.
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