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G7 Giappone, polemica su visita leader a santuario imperiale
Ise è il luogo più sacro del culto imperiale
Roma, 18 mag. (askanews) - In questi giorni si sente spesso parlare di Iseshima. Ma questa spettacolare località giapponese, oltre a ospitare la prossima settimana i Sette Grandi della terra, ha un'altra caratteristica: è lì situato l'Ise-jingu, il Grande Santuario di Ise, il più sacro dei luoghi dello shintoismo dedicato ad Amaterasu O-Mikami, la dea del Sole progenitrice della famiglia imperiale. Un luogo altamente simbolico, che il primo ministro Shinzo Abe vorrebbe far visitare ai suoi colleghi leader, ma questo progetto sta facendo storcere il naso in Giappone.
Il santuario di Ise non suscita le stesse accese polemiche internazionali di quello Yasukuni di Tokyo, che è dedicato ai soldati giapponesi morti per l'Impero compresi alcuni giudicati criminali di guerra. Tuttavia è comunque legato al culto imperiale, anzi è il principale luogo di culto imperiale. E' lì che avviene il più importante e segreta rituale della complessa procedura d'intronizzazione. Non è un posto come un altro, insomma, e neanche una località esclusivamente turistica. Nella parte più interna del santuario, dove è custodito il Sacro Specchio simbolo della regalità, nessuno può accedere, a parte i membri della più ristretta cerchia della famiglia imperiale .
Gli edifici del santuario vengono tradizionalmente ricostruiti in copia perfetta ogni 20 anni, utilizzando rigorosamente legno piantato all'uopo da una corporazione di artigiani i quali si tramandano il mestiere di padre in figlio. L'ultima ricostruzione è avvenuta nel 2013. Questa tradizione fa sì che l'Ise-jingu sia anche una preziosa testimonianza architettonica di come si costruiva in Giappone attorno all'anno 700, quando il santuario pare sia stato fondato.
A Ise, insomma, si respira la più genuina cultura giapponese. "Che in una cerimonia internazionale si possa apprezzare la cultura tradizionale giapponese è un fatto positivo", ha commentato all'agenzia di stampa Kyodo Yorio Fujimoto dell'Università Kokugakuin. "Ci sono - ha continuato - tanti ospiti internazionali che l'hanno visitato in passato. Se una persona poi vuole pregare o meno è una questione di credo individuale. Non c'è nulla di male nel mostrare rispetto".
Ma le cose non sono poi così neutre. "Se viene presentata comeun aspetto della cultura giapponese, un giro di strudio se volete, difficilmente pone un problema", ha premesso Susumu Shimazono dell'Università Sophia di Tokyo, sempre all'agenzia di stampa nipponica. "Tuttavia - ha precisato - quando voi introducete una specifica religione come cultura giapponese, correte il rischio di porre in questione l'Articolo 20 della Costituzione, che stabilisce: 'Lo Stato proibisce che siano dati privilegi o autorità politica a una religione...'".
La Costituzione giapponese è stata scritta alla fine della seconda guerra mondiale, sostanzialmente dall'occupante statunitense. Tra le esigenze, oltre a quella di disarmare la potenza giapponese sconfitta, c'era quella di depotenziare la figura dell'Imperatore (Tenno) nel nome del quale il Sol Levante condusse le sue guerre d'aggressione. Lo strumento fu appunto quello di cercare di diluire il forte contenuto religioso della figura imperiale, per diminuire il potere del Tenno da un lato, ma anche dello Shintoismo dall'altro.
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