G7
G7 vede shock Brexit mentre Ue e Fmi cercano compromesso su Grecia
Nodo spinoso cambi affrontato sono superficialmente
Roma, 21 mag. (askanews) - Ancora una volta ministri delle Finanze e banchieri centrali delle 7 maggiori economie avanzate hanno rinnovato i loro impegni reciproci ad astenersi da svalutazioni competitive. Con il Paese ospite, il Giappone, che ha manifestato preoccupazioni per i recenti repentini movimenti sui cambi valutari, apparenetemente legati a manovre speculative. Tuttavia, fonti della stessa delegazione nipponica hanno aggiunto che la discussione sui cambi è stata più di forma che di sostanza.
"Non si è andati granché oltre le precedenti discussioni", ha riferito un esponente del ministero delle finanze citato da Dow Jones. E così il fattore di rischio più immediato, la "Brexit" - l'eventuale uscita della Bran Bretagna dall'Unione europea, lo deciderà un referendum il 23 giugno - ha finito per rappresentare richiamare più attenzione.
Diplomaticamente, il G7 si è astenuto dall'assumere una posizione eccessivamente esplicita su una questione che gli stessi ministri riconoscono spettare alla sovranità degli elettori Gb. Ma è abbastanza chiaro quale sia la loro valutazione, quando paventano uno "shock" economico, nel comunicato finale del vertice, che si è svolto nella città di Sendai. "Le incertezze sono aumentate, con i conflitti geopolitici, il terrorismo, l'afflusso di rifugiati e, inoltre, lo shock di una eventuale uscita della Gran Bretagna dall'Ue che andrebbe a complicare il contesto economico mondiale", recita il documento.
Ben più duro ed esplicito è stato il ministro delle Finanze Gb, George Osborne. "Basta parlare con i ministri di Francia, Germania e altri paesi per capire che se lasciassimo l'Unione, volendo accedere al mercato unico dovremmo contribuire al bilancio dell'Ue, accettare la libera circolazione delle persone ma senza - ha sostenuto Osborne - aver modo di dire la nostra su queste politiche". Nelle ultime settimane sono giunte diverse previsioni allarmistiche da istituzioni internazionali, come Ocse e Fmi, su quelle che sarebbero le ricadute economiche della Brexit. Lo stesso G7 delle Finanze ha avvertito che ne deriverebbero conseguenze negative.
Osborne ha deciso di far nuovamente leva sul portafoglio.
Stavolta degli elettori proprietari di immobili, che di colpo potrebbero ritrovarsi più poveri uscendo dall'Ue. Secondo il cancelliere allo Scacchiere la Brexit potrebbe innescare uno shock sui prezzi immobiliari tra il 10 e il 18 per cento.
Peraltro Osborne ha ribadito che negoziare un nuovo accordo commerciale con i Paesi dell'Ue sarebbe "estremamente difficile".
Ma a Sendai si è parlato anche di ripresa. E secondo il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan il clima complessivamente è positivo. La crisi iniziata nel 2008 è ormai superata. Anche se il ritmo di crescita non è ancora soddisfacente e il commercio globale fa registrare volumi più bassi del potenziale.
"L'evidenza storica - ha detto a margine degli incontri - ci insegna che l'integrazione ha favorito l'aumento degli scambi e di conseguenza la crescita. In Europa c'è ancora molto lavoro da fare in questa direzione e molto valore potenziale da mettere a frutto per il benessere dei cittadini".
Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha rilevato come la Penisola abbia raccolto apprezzamenti al G7 per lo sforzo compiuto sulle riforme, mentre in generale per l'Europa la sfida più difficile con cui confrontarsi è l'emergenza profughi.
Altro tema europeo toccato a Sendai è stato quello della Grecia. Gli Stati Uniti, con il segretario al Tesoro Jacob Lew, hanno infatti aggiunto il loro peso politico al pressing del Fmi sull'Eurogruppo e la Germania, affinché ad Atene venga concesso un alleggerimento del debito.
Ma secondo il Financial Times, che cita fonti anonime coinvolte nelle discussioni, proprio a Sendai tra i creditori europei di Atene e il Fmi le distanze si sarebbero "accorciate", puntando ad una soluzione di compromesso che consentirebbe di gestire le questioni più impellenti e al tempo stesso rinviare il grosso della questione al 2018.
Da un lato il Fmi si vedrebbe rilevare dagli europei una consistente quota dei 14 miliardi di crediti che vanta verso la Grecia, e però accetterebbe di continuare a partecipare ai sostegni al Paese. Dall'altro, invece del maxi alleggerimento di debito chiesto proprio dall'istituzione di Washington si effettuerebbe un intervento "mini", che darebbe alla Grecia i margini per tirare avanti e al tempo stesso eviterebbe alla Germania di dover passare da un nuovo voto parlamentare sugli aiuti alla Grecia prima delle prossime elezioni politiche.
I divari non si sarebbero del tutto colmati ma, sempre secondo il quotidiano, tutte le parti coinvolte sarebbero concordi nel cercare di fare uno sforzo puntando a trovare un intesa al prossimo Eurogruppo, che si svolgerà martedì a Bruxelles.
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