IL BILANCIO
Galimberti, sei mesi tra rose e spine
Il 19 giugno l’avvocato del Pd veniva eletto sindaco: mille appuntamenti, tensioni politiche e azione amministrativa: decollati i piani di recupero dell’area stazioni e di piazza Repubblica, la “fronda” tra i banchi del Consiglio comunale
Sei mesi a Palazzo Estense. L’estate più lunga e l’autunno più caldo nel diario di Davide Galimberti, il giovane avvocato e docente universitario diventato sindaco nella notte tra il 19 e il 20 giugno, al termine di una campagna elettorale combattuta all’ultimo voto, segnata da veleni, polemiche politiche, attacchi personali, alleanze mai dichiarate e divisioni mai ricucite, soprattutto all’interno dello schieramento vincente.
Centottanta giorni dopo l’ingresso nella stanza dei bottoni con vista sui Giardini comunali, per il primo cittadino è già tempo di bilanci. E di verifiche.
Galimberti, nel primo semestre di governo della città, ha imposto il proprio stile: presenzialista (nell’agenda gli appuntamenti si affastellano senza tregua e non senza ritardi), decisionista, garbato, determinato, esigente, a volte anche ruvido.
Sorridente in pubblico, molto meno in privato.
In municipio ha imposto cambiamenti sostanziali. Ha ridisegnato i vertici della burocrazia comunale, rimescolando le deleghe dei dirigenti ereditati da Attilio Fontana e dal ventennio leghista. Ha congedato il capo di gabinetto del proprio predecessore senza sostituirlo e ha reclutato tra i manager della Provincia la nuova responsabile degli equilibri di bilancio dell’ente. Il sindaco ha esercitato le proprie prerogative anche al momento di comporre la lista degli assessori, con esclusioni clamorose (una su tutte quella di Luisa Oprandi, la candidata più votata tra gli esponenti del suo partito, il Pd) e qualche compromesso (la rinuncia al “super tecnico” a cui affidare urbanistica e lavori pubblici). In Consiglio comunale, Galimberti ha spianato la strada all’elezione di Stefano Malerba presidente dell’aula, una mossa prevista dagli accordi mai ufficializzati con la Lega civica che, al ballottaggio, lo aveva preferito al candidato di centrodestra Paolo Orrigoni, assicurando al un pacchetto di voti quasi decisivi per la vittoria.
L’imposizione di Malerba non è stata indolore e ha provocato una frattura profonda e mai sanata tra i consiglieri dem. Tre di loro (Luisa Oprandi, Fabrizio Mirabelli e Gianpiero Infortuna) sono da tempo schierati apertamente su una linea di contrapposizione interna e raramente, anche in occasione di passaggi amministrativi e politici di valore strategico, hanno votato con la maggioranza.
Un problema, questo, acuito dal “caso” Molina (la casa di riposo amministrata da Christian Campiotti, altro esponente della Lega civica, oggi commissariata per operazioni finanziarie ritenute troppo disinvolte dalle autorità sanitarie), la cui soluzione non sembra essere all’orizzonte e che potrebbe pesare sul futuro dell’amministrazione di centrosinistra.
Sul piano dell’azione amministrativa, il semestre di Galimberti presenta decisamente meno ombre.
In ordine sparso, sindaco e assessori hanno modificato e rilanciato il piano di recupero dell’area delle stazioni, ottenendo dal Governo i finanziamenti per fare decollare l’intervento, e hanno convinto la Regione a riscrivere l’accordo di programma e a mantenere gli impegni economici su piazza Repubblica con la ristrutturazione della ex caserma Garibaldi, la realizzazione del nuovo teatro e soluzioni alternative per la viabilità.
Investimenti sui servizi scolastici, parziale riduzione delle soste a pagamento, disco verde al parcheggio multipiano di via Sempione e soprattutto l’avvio della revisione del Piano di governo del territorio sono altre voci all’attivo, così come i piccoli e grandi interventi di manutenzione di strade e lampioni, aree verdi e cimiteri.
Infine l’apertura al dialogo con i cittadini (che il giovedì hanno fatto la fila per incontrare il sindaco), le associazioni di categoria e le organizzazioni non profit. Basterà?
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