LA FRODE
Gasolio, guai per Di Munno
La Procura di Bolzano ipotizza un ingente smercio internazionale di carburanti per evitare le accise, coinvolto anche il presidente della Rescaldinese Calcio, imprenditore nel ramo del commercio olii
Una frode internazionale che interessava tre Paesi, e che aveva il suo baricentro nell’Alto Milanese. A finire nei guai (tra gli altri) è stato Marco Di Munno, 63 anni, personaggio notissimo in paese per essere il presidente della Rescaldinese Calcio.
A stroncare il traffico truffaldino di carburante è stata un’indagine del procuratore aggiunto di Bolzano Markus Mayr, in collaborazione con i magistrati e le forze di polizia tedesca e della Repubblica Ceca, da cui è scaturita un’ordinanza di custodia cautelare del gip del tribunale del capoluogo altoatesino che ha portato in carcere tre persone in Italia e quattro nel Nord della Germania. Tutte accusate di associazione a delinquere transnazionale finalizzata alla sottrazione dell’accertamento dei prodotti soggetti ad accisa. Un reato che prevede pene fino a cinque anni di reclusione e multe assai sostanziose.
Puntualizzato che gli inquirenti stimano un danno erariale compreso tra i tre e i sei milioni di euro, il filone italiano dell’indagine, che ha visto in prima linea carabinieri del nucleo investigativo e l’Agenzia delle Dogane di Bolzano, ha coinvolto anche Di Munno, imprenditore del ramo commercio olii minerali e prodotti energetici. Il suo ruolo nell’ambito dell’organizzazione dovrà essere definito meglio dalla magistratura, di certo nelle ultime settimane numerose perquisizioni erano state condotte tra uffici, depositi e distributori tra Legnano, Cuggiono, Rescaldina, Cornaredo e Magenta. Proprio in un deposito di Magenta, dove i militari dell’Arma erano riusciti a piazzare una webcam, sono stati filmati tutta una serie di trasbordi del carburante taroccato, che aveva passato la frontiera classificato come liquido additivo oppure anticorrosivo ma in realtà, al 70%, era gasolio. Il sottile stratagemma era proprio questo: introdurre carburanti sul territorio nazionale camuffandoli da merce non sottoposta ad accise. Una volta importato il carburante, gli evasori si occupavano di raggiungere luoghi nascosti per trasferirlo in autocisterne più grandi con poco carburante, ma pagato regolarmente.
A quel punto circolavano con un carico maggiore e con documentazione falsa. In questo modo gli additivi figuravano come “carburante con accisa pagata” e scaricati regolarmente presso i depositi commerciali o direttamente ai distributori di benzina, i cui gestori e titolari sarebbero stati perfettamente a conoscenza di mettere in vendita gasolio di contrabbando.
Un’operazione particolarmente complessa, quella delle forze dell’ordine bolzanine, anche perché si è dovuto monitorare un vasto territorio, tra Alto Milanese, Monza e Brianza, Verona, Napoli, Roma e Lecce, che pone all’attenzione dell’opinione pubblica un fenomeno preoccupante e in costante crescita. Non a caso, come ha spiegato il procuratore aggiunto Mayr, si crede che non meno di un terzo del gasolio in circolazione in Italia sia risultato di contrabbando.
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