Francia
Gentiloni chiama Macron: "Speranza". M5s-Lega: partiti sconfitti
Letta: rapporto elettori-candidati. Renzi: ballottaggio non scontato
Roma, 24 apr. (askanews) - Se sulle elezioni presidenziali francesi nei commenti dell'ex presidente del Consiglio Enrico Letta e di Manlio Di Stefano del M5S si trova qualche punto in comune, appare evidente come il passaggio non sia banale. "Un dato politico clamoroso - scrive l'ex capo del governo, che pure sottolinea il prevedibile rilancio europeista del candidato di 'En marche!' - è rappresentato dalla fine del ciclo delle vecchie famiglie politiche che hanno caratterizzato la scena francese. Il rapporto ormai è fra il candidato e gli elettori" e di questo "occorre prenderne atto. Chi non lo fa sarà spazzato via".
Di Stefano prima certifica su Facebook "la scomparsa dalla scena dei partiti tradizionali", poi si dedica al sarcasmo di fronte ai commenti pro-Macron provenienti dai democratici e lo fa con lo stile piuttosto ruvido tipico della casa: "Qualcuno dica ai piddini ruspanti - scrive - che in Francia i socialisti sono scomparsi dalla politica esattamente come i repubblicani". Sulla stessa lunghezza d'onda il leader della Lega Matteo Salvini. "Chi ha perso? Tradotto in italiano: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi", osserva, precisando che Macron è un "burattino elegante". "Sono fuori dal ballottaggio, puniti dagli elettori, cancellati da chi non ce la fa più ad andare avanti: socialisti e popolari, quelli che governano insieme l'Europa". Giorgia Meloni (Fdi) taglia corto: "Renzi esulta ma lui non è Macron, è Hollande".
Invece Matteo Renzi, che non aveva nascosto il suo discreto "tifo" per Macron nemmeno prima del voto, legge a modo suo il rilancio europeista di Macron, che se vincesse al ballottaggio "potrebbe dare molta forza a chi vuole cambiare l'Europa. Chi ama l'ideale europeista sa che gli avversari sono i populismi". E tuttavia, l'ex premier teme ancora la sorpresa: "Occhio a farla troppo facile", ammonisce, quello tra Macron e Le Pen "è un ballottaggio difficile. Non è una partita scontata". Il suo erede a palazzo Chigi, Paolo Gentiloni, nel pomeriggio telefona a Macron e lascia filtrare la sua "soddisfazione" per un risultato "che suscita speranza". I due, dicono le fonti governative, hanno condiviso l'obiettivo di lavorare insieme per far sì che l'Europa sia all'altezza delle sfide economiche e delle domande sociali dei cittadini.
A sinistra di Renzi, si segnala Michele Emiliano, che esprime la sua postuma preferenza per Mélenchon (con riserva perché "è troppo anti-Ue") suggerendo a Macron un "patto d'azione" con il candidato della sinistra. Per l'altro rivale di Renzi alle primarie, Andrea Orlando, il primo turno francese insegna che "non si deve inseguire la destra parlando male dell'Europa" e ricorda anche all'Italia che c'è bisogno di "ricostruire il centrosinistra". Lettura in chiave italiana anche per un ex Pd di peso. Massimo D'Alema contesta "l'uso dell'espressione populismo, ambigua e demonizzante. La tendenza forte, in Europa, è quella anti-establishment". Poi sottolinea che "un pezzo del voto popolare, operaio, delle periferie è stato sottratto alla Le Pen da Mélenchon. Il che vuol dire che una sinistra che torni ad avere una identità forte è in grado di contenere le spinte a destra". Infine, richiama le ambiguità del candidato in testa al primo turno, e aggiunge: "Non appare chiaro che tipo di maggioranza parlamentare si potrà costituire, se si potrà costituire, attorno alla presidenza Macron".
Da Forza Italia Silvio Berlusconi invita Salvini alla calma perchè, come avrebbe confidato ai suoi, "ha poco da festeggiare". Il Cavaliere, infatti è convinto che "i moderati non voteranno mai i cosiddetti sovranisti, piuttosto regalano la vittoria agli altri". Il capogruppo azzurro al Senato Paolo Romani legge quanto avvenuto in Francia come un messaggio dell'elettorato francese che "sta dicendo che qualcosa non va in questa Europa". Romani giudica poi "anomalo" l'invito del gollista Fillon a votare per Macron al ballottaggio, e assicura che in Italia non potrebbe accadere. Non la pensa così il centrista Pierferdinando Casini, secondo il quale "con l'endorsement di Fillon, Macron si appresta a ricevere un'ampia delega anche dagli elettori moderati per evitare una deriva di demagogia e di irresponsabilità".
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