IL PERSONAGGIO
Gerardina, una donna al comando
Da quasi un anno al vertice della Compagnia dei carabinieri, la capitana ospite del Varese Professional Group: "Dirigere va oltre il genere"
Che abbia stoffa da comandante è fuor di dubbio: incisiva, sintetica, ragionevole. Come un buon ordine.
Del resto - sostiene Gerardina Corona, 32 anni il prossimo 6 luglio, è al comando della Compagnia carabinieri di Varese dallo scorso settembre - «dirigere va oltre il genere, perché dipende dalla propensione a farlo».
Più della metà dei suoi anni, la capitana Corona li ha vissuti con la divisa addosso. I precedenti li aveva già condivisi con un padre generale e un nonno appuntato. Entrambi carabinieri, come lei.
Proprio sul genere del pronome lei riferito a chi comanda ma anche a chi è femmina, s’è imperniata la serata conviviale del Varese Professional Group, sodalizio di professionisti di diverse esperienze, che da tre lustri sposa col pretesto d’una buona cena tra amici, il piacere di conoscere, d’imparare e di confrontarsi. Il presidente del VPG è Pino Loiacono, carabiniere in congedo come in congedo è il generale Pietro Ferretti, ospite illustre della serata dedicata al cambiamento epocale dell’Arma benemerita con l’avvento delle donne.
«Le donne dell’Arma - così Ferretti e Loiacono - sono fondamentali soprattutto nell’attività d’indagine. Certo, i tempi cambiano e l’Arma da sola oggi può poco nello sfacelo sociale italiano di cui la politica è la prima responsabile».
«L’Arma ha aperto alle donne nel 2000 - ha esordito la capitana -. Io sono entrata in Accademia, a Modena, l’anno successivo. La mia famiglia? Ha condiviso con entusiasmo una scelta che aveva già sperimentato con mio padre e mio nonno».
Alla guida di otto stazioni carabinieri che controllano trentadue Comuni della provincia di Varese - da Malnate a Porto Ceresio, da Azzate a Gavirate e al capoluogo -, l’ufficiale napoletana ha tratteggiato i caratteri salienti dell’Arma e della società in evoluzione, puntellandoli con aneddoti della sua personale esperienza e senza sottrarsi alla curiosità dei convitati. Prima del 2000 le donne dell’Arma erano solo le benemerite, cioè le compagne, le madri e le figlie dei carabinieri in servizio...
«Oggi siamo 1600 carabiniere a fronte di circa centomila effettivi - ha precisato la capitana -. Pregiudizi sul ruolo della donna tra carabinieri? Non nel mio caso. Semmai ho patito di più l’essere giovane. Come al mio esordio nel Nucleo operativo della Compagnia di San Pietro, a Roma. Un inseguimento a sirene spiegate con la sensazione d’essere all’esame degli stessi uomini che comandavo, che avevano anni d’esperienza nel fronteggiare la delinquenza e che studiavano le mie reazioni in una situazione pericolosa. Piuttosto il pregiudizio sta fuori dell’Arma. M’è capitato di fermare un borseggiatore magrebino e di sentirmi rispondere, prima che fosse arrestato: non puoi essere carabiniere. Sei donna».
A Varese la capitana ha trovato una situazione «meno allarmante di come spesso è dipinta». L’allusione è ai furti nelle case, incubo che va oltre il danno materiale.
«Il fenomeno esiste ma è sotto la media nazionale e lombarda: è imputabile a diversi fattori, quali condizioni ambientali favorevoli come vie di comunicazione e ampie zone boschive. I ladri per lo più vengono da fuori, dopo aver studiato i colpi».
Spesso quei ladri, una volta arrestati, vengono rimessi in libertà. Con tanti saluti alla percezione della sicurezza.
«Il compito del carabiniere è quello di assicurare alla giustizia chi compie un crimine. Da qui in poi c’è una competenza istituzionale differente, che ha a che fare con la discrezionalità nell’applicazione di leggi che contemplano anche la riabilitazione di chi sbaglia».
Uomini e donne nell’Arma: la promiscuità e l’adrenalina favoriscono le relazioni sentimentali?
«È inevitabile. Oggi l’Arma è cambiata anche in questo senso: a Varese ci sono due coniugi marescialli. L’importante è che chi fa questa scelta non lavori nello stesso reparto. Per la sicurezza di tutti».
Fine della lectio: applausi e fiori. Una signora s’avvicina alla capitana: «E lei?».
Sorriso da libera uscita: «Non è l’Arma l’ostacolo ma trovare l’uomo giusto».
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