L’EVENTO
Giallo in Fiera: c’è Bezzon
Misterioso omicidio fra i padiglioni. Letteratura protagonista con la terza fatica del comandante della polizia locale-scrittore
Metodo induttivo o deduttivo? La diatriba, che si trascina dai tempi degli antichi greci e di Aristotele, non lascia dubbi a Daria Mastrangelo, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di stanza a Milano: nel caso della morte sospetta dell’assessore Carlotta De Andreis, bisogna applicare il metodo induttivo, che insegna a prendere le mosse dal particolare per arrivare al generale, ovvero a scoprire che non di «arresto cardiaco da shock anafilattico» si tratta, bensì di omicidio. E la molla che fa cambiare verso alle indagini è «un ferma banconote in oro con la sigla PB»... Di questo intricato delitto, troppo in fretta derubricato a morte naturale, s’è parlato domenica 4 in Fiera allo stand della Prealpina. Presenti fra gli altri anche il sindaco Davide Galimberti, il vicesindaco Daniele Zanzi e l’editrice del quotidiano Daniela Bramati. Al di là del tavolo dei relatori la nostra Rosi Brandi, caporedattore, in veste di intervistatrice ed Emiliano Bezzon, comandante della Polizia Locale di Varese, ma per l’occasione scrittore alla sua terza fatica letteraria.
E allora si svela presto l’arcano: non di delitto reale si tratta, ma narrativo, parto di fantasia, opera di letteratura. Benché, data la doppia funzione dell’autore, ad ascoltare le sue risposte e a leggere il suo “Le verità di Giobbe”, scritto insieme a Cristina Preti (anche lei del mestiere: ha un master in sicurezza urbana) per Eclissi Editrice, sorge spontanea la domanda: quanto c’è di vero nella finzione letteraria e quanto di letterario nella realtà quotidiana? I due piani si intersecano, si sovrappongono, si compenetrano e alla fine ha ragione Bezzon: «Per scrivere pesco molto nella mia esperienza lavorativa e, nel caso specifico, nella Milano che mi ha visto comandante per undici anni durante i quali ho conosciuto luoghi noti e meno noti, personaggi pubblici e semplici barboni che si riempivano le tasche con i ritagli dei giornali e gettavano via il resto... spesso con ordine e senso della pulizia, però, roba che a volte nemmeno le cosiddette “persone civili” sanno fare».
Pomeriggio interessante e diverso dal solito, insomma, in cui la cultura del romanzo giallo s’è frammischiata con il vociare di sottofondo tipico di ogni appuntamento fieristico. Con un pregio in più: «Nei miei libri non scorre mai il sangue a fiumi. Io prediligo il giallo vintage dove a prevalere è il ragionamento. E poi non mi sono mai piaciute le scene truculente: scrivo perché il lettore si diverta», conclude l’autore che, forte del successo ottenuto col precedente “Breva di morte”, annuncia in diretta la prossima uscita di un terzo giallo, questa volta ambientato alla Montagnola, splendida zona collinare di Lugano dove Hermann Hesse visse a lungo e dov’è sepolto. Il titolo? Dapprima Bezzon è giustamente reticente, poi cede alla violenza del cronista e svela: «Dovrebbe essere H. H.». Vuoi vedere che nella trama di un nuovo delitto c’entra proprio l’autore di Siddhartha?
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