Giappone
Giappone, Abe spinge per una costituzione meno pacifista
Ma il premier rischia: necessario anche un referendum
Roma, 26 set. (askanews) - Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha spinto oggi sulla riforma costituzionale che dovrebbe attenuare il carattere pacifista della Carta nipponica, voluta dalle forze d'occupazione statunitensi dopo la fine della seconda guerra mondiale, chiedendo alla Dieta - il parlamento - di lavorare sulla riforma costituzionale da sottoporre in seguito a un referendum.
Abe ha espresso questa richiesta, formulando la sua rituale Dichiarazione d'intenti di fronte alla Dieta, che ha aperto oggi la sessione straordinaria di lavori. Oltre alla riforma costituzionale, il capo del governo ha anche domandato di ratificare il Partenariato Trans-Pacifico (Tpp), l'accordo di libero scambio tra le due sponde dell'oceano che dovrebbe creare un mercato pari al 40 per cento degli scambi mondiali, e ha chiesto di dibattere una nuova manovra di stimolo, annunciata già il mese scorso, da 28mila miliardi di yen (247 miliardi di euro).
Il piatto forte, comunque, è la controversa riforma costituzionale e Abe, oggi, ha posto una certa enfasi su questo tema. "Come dovrebbe essere la Costituzione? Il Giappone, d'ora in poi, che tipo di paese sarà? A deciderlo non è il governo. E' il popolo", ha affermato il capo dell'esecutivo di Tokyo. "Ma - ha continuato - coloro che hanno la responsabilità di fare proposte al popolo siamo noi parlamentari. Quindi, superando il punto di vista della maggioranza, chiedo di approfondire, nell'ambito della Commissione affari costituzionali, la discussione".
La riforma costituzionale è un tema bollente per la politica giapponese, in particolare per quanto riguarda il famoso Articolo 9 che sancisce la rinuncia totale alla guerra da parte del Giappone e, alla lettera, anche alla possibilità di detenere forze armate. Quest'ultimo divieto è stato già aggirato ai tempi della Guerra di Corea (1950-53) con la creazione di Forze di autodifesa (Jieitai). Abe lo scorso anno ha modificato l'interpretazione della Costituzione, facendo approvare norme che permettono alle Jieitai di esercitare anche il diritto di difesa collettiva allorché un alleato sia sotto attacco.
Il Partito liberaldemocratico (Jiminto), oggi guidato da Abe, tuttavia, ha come suo obiettivo la modifica della Costituzione di fatto dalla sua nascita, nel 1955. E ora potrebbe possedere i numeri per andare avanti in quest'opera. Sia nella Camera alta che in quella bassa ha - da solo o in coordinamento con altre formazioni filo-riforma - i due terzi dei voti necessari. Resta lo scoglio del referendum e, visto che i sondaggi accreditano una volontà dei giapponesi di mantenere l'Articolo 9 così com'è, giocoforza Abe deve aprire a un dialogo a un arco politico più ampio rispetto al suo tradizionale alleato minore, il partito buddista Komeito, coinvolgendo l'opposizione e, in particolare, il Partito democratico (Minshuto).
Il punto di partenza è la proposta di riforma presentata dal Jiminto nel 2012, che modifica fortemente l'Articolo 9, spostando l'enfasi dal pacifismo alla sicurezza e allargando fortemente il ruolo delle Forze di autodifesa come tutori dell'integrità territoriale, sempre in chiave difensiva. Questa proposta, tuttavia, non piace non solo al Minshuto, che chiede di ritirarla prima di avviare il dibattito in commissione, ma anche agli alleati minori del Komeito.
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