Giappone
Giappone domani al voto, i sondaggi prevedono un'ampia vittoria di Abe
Il premier ha giocato d'anticipo sui suoi rivali
Roma, 21 ott. (askanews) -A guardare gli ultimi sondaggi non sembrano esserci grandi dubbi sul fatto che Shinzo Abe e il suo Partito liberaldemocratico (Jiminto) vinceranno domani le cruciali elezioni anticipate per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti, la camera bassa della Dieta giapponese che è la più importante nel sistema bicamerale imperfetto nipponico.
Il quotidiano Asahi shimbun pubblica oggi un sondaggio realizzato il 17 e 18 ottobre per via telefonica, secondo il quale il sostegno al Jiminto per la quota proporzionale si attesta al 34 per cento, quello al Partito democratico costizionale (Rikken Minshuto) al 13 per cento e al Partito della Speranza (Kibo no to) della governatrice di Tokyo Yuriko Koike a un deludente 11 per cento.
Abe, che godeva nella precedente legislatura di una supermaggioranza dei due terzi dei seggi, punta a rinnovare questa situazione, per la quale dovrebbe conquistare 233 seggi su 465, in coalizione col partito d'ispirazione buddista Komeito, tradizionale alleato. Il grosso dei parlamentari si ottiene in realtà non nel proporzionale, ma nei collegi uninominali.
La scommessa di Abe, che a sorpresa ha convocato le elezioni anticipate a settembre, è legata a un miglioramento nei sondaggi dell'apprezzamento al suo governo, che nei mesi precedenti era stato fortemente intaccato da alcuni scandali. La reazione decisa alla minaccia missilistica nordcoreana del premier ha fatto risalire la fiducia nell'esecutivo e Abe ha deciso di giocare di anticipo sia sulla discesa in campo di Koike, prevenendo il consolidamento del progetto politico d'opposizione attorno alla sua ex ministra della difesa del primo gabinetto, sia anche su eventuali concorrenti interni.
Abe ha incentrato la sua proposta politica su due temi cruciali. Il primo è la riforma della Costituzione pacifista in modo che il Giappone possa dotarsi di una sua propria capacità di difesa rispetto alla minaccia di Pyongyang e alla politica estera sempre più assertiva della Cina, sempre nell'ottica dell'alleanza con gli Stati uniti, attraverso il riconoscimento del ruolo delle Forze di autodifesa. Per ottenere questo obiettivo, Abe deve avere non solo la maggioranza dei due terzi in entrambe le camere, ma deve anche vincere un referendum confermativo dagli esiti, secondo i sondaggi, tutt'altro che sontati.
Il secondo punto è il suo progetto di utilizzare l'aumento della tassa di valore aggiunto dall'8 al 10 per cento, previsto a ottobre 2019, non a copertura del deficit ma per politiche espansive, aumentando la spesa pubblica in particolare nel settore dell'istruzione, della cura dell'infanzia e del sostegno al lavoro per le donne. Si tratta di una strategia per affrontare l'annoso problema dell'invecchiamento della popolazione. Il Partito della Speranza di Koike e il Partito democratico costituzionale, dal canto loro, sono per non aumentare l'imposta indiretta sui consumi.
Secondo un sondaggio realizzato dal Nikkei shimbun, la coalizione di Abe dovrebbe alla fine riuscire a ottenere attorno a 300 seggi, un risultato eclatante, mentre il Partito della Speranza e il Partito democratico costituzionale si fermerebbero a 50 seggi ciascuno.
I leader sono impegnati in queste ultime ore a lanciare appelli per attirare il maggior numero possibile di voti e convincere i tanti indecisi. "Non dovete cristallizzare lo status quo di una politica flaccida che ha fallito nel realizzare riforme drastiche e necessarie", ha detto Koike in un discorso oggi. "Se non usiamo questa opportunità - ha aggiunto - le principali riforme realmente necessarie saranno rimandate".
Abe dal canto suo ha sventolato lo spauracchio della Corea del Nord in tutte le occasioni. Non a caso ha aperto la campagna elettorale a Niigata, annunciando che il presidente Usa Donald Trump nella sua visita ai primi di novembre avrebbe incontrato i familiari dei giapponesi rapiti negli anni '70 e '80 da agenti nordcoreani, tra i quali il caso più emblematico è quello dell'allora tredicenne Megumi Yokota, sequestrata proprio in quella città del Giappone nord-occidentale.
Molti osservatori tuttavia hanno visto in quest'elezione un tagliando all'"Abenomics", le politiche economiche propugnate da Abe e dal suo governo, che non sono riuscite pienamente a modificare l'andamento lento dell'economia nipponica.
Se poche incertezze sembrano esservi su chi uscirà vincitore dall'urna, più dubbiosi sono tuttavia gli analisti nell'analizzare quanto la disaffezione per la politica inciderà sulla voglia dei giapponesi di andare a votare. A metterci un ulteriore disincentivo è anche il previsto arrivo da Sud di un supertifone, che dovrebbe portare forti venti e piogge proprio nel giorno del voto.
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