Giappone
Giappone, dopo discorso Imperatore salta il Gran Ciambellano
Fonte: governo spiazzato da volontà di Akihito di abdicare
Roma, 28 set. (askanews) - L'accorato discorso dell'imperatore giapponese Akihito, nel quale ha espresso la volontà di abdicare chiedendo di mettere a punto gli strumenti legislativi per fare questo passo, è costato il posto al Gran Ciambellano, il capo dell'Agenzia della Casa imperiale nipponica. Lo racconta oggi l'agenzia di stampa Jiji, citando una fonte governativa.
Noriyuki Kazaoka è stato sostituito dal suo vice, Shin'ichiro Yamamoto, in netto anticipo alla primavera, quando solitamente avvengono questo dipo di avvicendamenti. In una conferenza stampa, ieri, l'ex Gran Ciambellano ha detto di essersi consultato con la segreteria di gabinetto del governo del primo ministro Shinzo Abe per verificare che l'intervento del Tenno (imperatore) non mettesse Akihito in rotta di collisione col suo ruolo di simbolo dello stato, previsto dalla Costituzione.
Secondo la fonte, però, l'amministrazione Abe sarebbe stata spiazzata dal discorso di Akihito, perché l'esecutivo conservatore non è dell'opinione che il Tenno abbia la libertà di abdicare in base alla Costituzione. Invece, avrebbe preferito intervenire con un alleggerimento delle incombenze imperiali. In questo senso l'Agenzia per la casa imperiale "avrebbe dovuto persuadere" Akihito dal tenere quel discorso, ha spiegato la fonte alla Jiji. "Qualcuno - ha continuato - doveva assumersene la responsabilità".
Akihito, nel suo discorso dell'8 agosto, il secondo nel suo lungo regno iniziato dalla morte del padre Hirohito (nome postumo Showa) nel 1989, ha sostanzialmente chiesto al governo di approntare un percorso normativo che gli consenta di lasciare per il figlio, Naruhito. Come motivazioni, l'imperatore 82enne ha addotto la tarda età, le sue condizioni di salute e l'esigenza di non bloccare il paese in futuro con i complicati rituali dovuti per le esequie di un imperatore morto mentre è in carica.
La normativa approvata nel 1947 non prevede l'abdicazione del Tenno, una figura posta al di sopra di ogni organo costituzionale che rappresenta l'unità della nazione e non può intervenire in alcun modo nel dibattito politico. L'abdicazione non è tuttavia un tabù per la più antica dinastia regnante al mondo. Diversi imperatori del passato hanno abdicato, ritirandosi in monasteri e spesso creando loro propri centri del potere nell'ambito di un sistema conosciuto come "insei" ("governo del chiostro"). L'ultimo Tenno ad abdicare è stato Kokaku, che lasciò il Trono del Crisantemo nel 1817.
Dopo il discorso di Akihito, l'esecutivo nipponico sta lavorando per individuare una soluzione. A ottobre s'insedierà una commissione di esperti. Secondo quanto ha scritto l'agenzia di stampa Kyodo la settimana scorsa ha scritto che si starebbe lavorando sull'ipotesi di una norma "una tantum" che permetta ad Akihito di abdicare, per poi tornare alla situazione precedente.
Per quanto riguarda l'Agenzia della Casa imperiale, secondo la Jiji, oltre a prendersi la testa del Gran Ciambellano, l'esecutivo ha nominato suo vice Yasuhiko Nishimura, ex capo della segreteria di gabinetto con delega alle gestione delle crisi. Si tratta, secondo l'agenzia di una nomina "inconsueta", perché di solito quella mansione è assegnata a un ex viceministro, e che fa pensare a un tentativo del governo di avere una maggiore influenza sull'Agenzia della Casa imperiale.
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