I TEMPI DELLA SANITÀ
Giornate d’attesa al Pronto soccorso
Passano anche dieci ore prima di essere visitati. Gli utenti sono divisi tra rabbia e delusione: «Manca il personale»
Se un’attesa di dieci ore prima di essere visitati in Pronto soccorso diventa una condizione quasi costante, allora, forse, c’è un problema. Quanto sta avvenendo, in questo ultimo periodo, al Sant’Antonio Abate ha portato gli utenti ad alzare la voce. Inaccettabile che si passino intere giornate nella speranza di essere chiamati da un medico, anche se “soltanto” per un codice bianco. Un dato oggettivo è la carenza di personale, lo riconosce la stessa Azienda sociosanitaria territoriale Valle Olona. Però è anche vero che chi si rivolge alla struttura gallaratese non ha la minima voglia di essere la vittima di difficoltà burocratiche.
«Sono qui da questa mattina alle 8, ho accompagnato mio padre che ha 80 anni e siamo ancora in attesa». Sono le 18 di mercoledì. Un ragazzo gallaratese racconta la sua esperienza facendo vedere l’orologio senza possibilità di smentita. Nessuna visita è sopraggiunta nel frattempo e non tutti accolgono questo con tranquillità. «Ho litigato anche con chi sta in accettazione e mi spiace», ammette un altro utente. «Loro non c’entrano nulla, perché loro sono qui che lavorano. Ma forse dovrebbero capire che se non c’è abbastanza personale, e continuano a tagliare, non si arriverà ad un miglioramento del servizio, anzi. Non si può dire che la Regione stia lavorando bene nella sanità se sono questi i risultati».
Così capita che, con il passare del tempo, si aggravi una normale influenza che può provocare difficoltà respiratorie. Una donna, presente da qualche ora e in attesa come tutti gli altri, accusa un malore e sviene. I medici intervengono, tutto viene portato sotto controllo, ma il malumore resta: «Se l’avessero chiamata prima, magari non sarebbe successo nemmeno quel mancamento», denunciano in sala.
Potrebbe essere il racconto di una giornata fuori dall’ordinario. Tuttavia, almeno a sentire chi è costretto più volte a visitare il Pronto soccorso, pare sia ormai una costante. Anche ieri, infatti, stesso copione. «Spesso è così», sottolinea un over 65. «Arrivi qui e non sai quando potrai tornare a casa». Sono gli anziani quelli che più risentono dell’attesa. Davanti ad episodi prioritari non mancano gli interventi repentini, ma il problema inizia quando, appunto, non ci si trova di fronte ad un’emergenza. In molti non ci provano neppure ad affrontare l’odissea sanitaria: all’accettazione anticipano che potranno volerci ore e i possibili pazienti preferiscono tornare a casa o andare altrove. «Che tolgano la scritta Pronto soccorso e lascino solamente soccorso», propone in modo sarcastico un parente di una delle persone sedute. «Perché qui di pronto non è rimasto proprio nulla. E non oso immaginare cosa potrà accadere se davvero dovesse esserci una sola struttura per Gallarate e Busto Arsizio».
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