VARESE
Gualazzi: «Suono e vi faccio star bene»
Non ci saranno barriere che tengano. La musica inconfondibile di Raphael Gualazzi sta per travolgere il pubblico varesino. Raphael, che all’anagrafe fa Raffaele e ispanizzò il nome per esercitare maggiore appeal, ma anche per una predilezione per i ritmi latinoamericani. «Sono molto legato alla cultura latina - spiega lui -, al ragtime, che ho amato prima ancora del jazz. E la stessa culla del jazz è stata molto influenzata dai ritmi latini. A New Orleans c’era la Congo Square, dove venivano radunati gli schiavi dall’Africa che suonavano. Fu da quella fusione che nacque il jazz ispanico. Anche un po’ mediterraneo, perché il primo discografico jazz fu Nick La Rocca, di origini siciliane».
Per il trentaseienne cantante e compositore, vincitore della sezione giovani al Festival di Sanremo del 2011, la parola d’ordine è contaminazione: «La musica vuole una cosa sola: che le persone stiano bene ad ascoltarla. Poi non ha mai salvato la vita a nessuno. Non è una medicina e non ha nessuna pretesa. Per quello che mi riguarda, desidero fare bella musica e divertire. Mi piace sperimentare, ricercare melodie che possono essere suonate in vari stili. A Varese, oltre ai brani dei miei tre album, proporrò un repertorio afroamericano vicino al new soul come ai più tradizionali swing degli anni Trenta, con accenni al reggie e altri generi ancora».
La regola della contaminazione vale anche per il cinema e la politica. Se c’è una cosa di cui Raphael fa volentieri a meno sono le barriere: «Con L’estate di John Wayne, più che omaggiare il western classico abbiamo voluto raccontare come la musica sappia abbattere le barriere. Lo abbiamo fatto accostando figure molto diverse, ma tali da evocare un immaginario popolare che fa parte del nostro vissuto, cariche di significato e memorie. Penso in particolare a Sandro Pertini, la cui statura spicca ancora, a differenza di tanti miti che vanno e vengono sulle onde di internet. Lo abbiamo fatto senza nostalgia, perché forse il futuro non ha neppure ragione di essere nominato, perché già insito nel passato. Voglio dire che dal passato anche recente possiamo capire qualcosa di più del futuro che verrà».
In quanto al presente, invece: «Non che mi interessi tanto di politica, trovare un uomo dello spessore di Pertini oggi è difficile. Musicalmente non saprei, ma quando vado in Francia, o a Londra, dove ho vissuto per tre anni, vedo molte realtà indipendenti e sperimentali. È fondamentale lasciare le porte aperte e non solo nella musica. La collaborazione giova sempre».
Giovedì 9 marzo al teatro Openjobmetis di Varese, piazza Repubblica, ore 21, biglietti da 24 a 45 euro, www.ticketone.it.
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