LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE
Guenzani vira a sinistra. Estrema
Il sindaco uscente costretto a inseguire: «Gli ex Prc e Pdci? Mi piace il loro simbolo senza falce e martello»
«Un componente della nostra coalizione domenica 5 giugno mi ricordava il Giro d’Italia vinto da Nibali». Eh, già: lo squalo dello Stretto era quasi spacciato, ma con un’impensabile rimonta costruita in due tappe ha fatto sua la gara. L’uscente Edoardo Guenzani fa proprio il suggerimento e, senza perdere il proprio realismo, guarda con temperato ottimismo agli 11 punti abbondanti che lo dividono dal fuggitivo Andrea Cassani. Una montagna tipo Pordoi, per restare in tema.
«Anche cinque anni fa partivamo sfavoriti, poi abbiamo vinto», tiene a ricordare il sindaco in carica fino al 19 giugno.
«Certo, a decidere sono i cittadini e al ballottaggio la scelta è sulla persona. Comunque, vogliamo fare tutti i tentativi perché non si debba prendere atto di un’eventuale sconfitta». Ma proprio tutti. Infatti: «Le aggregazioni diventano necessarie. Non chiudiamo a nessuno, ma ovviamente guardiamo alle liste che hanno avuto i risultati migliori».
Ovvero, La nostra Gallarate 9.9 e Borgo Sindaco?
«Sì, ma anche la sinistra».
Come, come? La sinistra? Quella gallarate a Sinistra che è emanazione di Pdci, Prc e Altra Europa, cioè la componente espressamente rifiutata da Guenzani nel 2011? Cosa è cambiato, al parte il fatto di dover rincorrere?
«Questa volta c’è un simbolo che mi piace». in pratica, non c’è la falce e il martello. Soprattutto c’è un 2,71 per cento che fa molto comodo. Come il 5,74 dei 9.9 di Longobardi - però guardato con grande attenzione pure dal centrodestra di Cassani - e il 4,43 del leghista ribelle Borgo.
«Pensando al ballottaggio emerge la necessità di valutare possibili aggregazioni», ripete il candidato di centrosinistra che al primo turno ha raggiunto il 35,73 per cento.
«Si tratta di verificare con chi c’è maggiore omogeneità nei programmi. Perché è questo aspetto, l’omogeneità, che offre poi la garanzia di tenuta dell’amministrazione comunale». Così in questi giorni saranno cercati i confronti e le trattative.
Il punto di partenza, per Guenzani, è proprio la lettura analitica di quell’11 e mezzo per cento di distacco. O meglio: di tutto ciò che gli sta intorno.
«Riconosco alla coalizione di centrodestra di avere raccolto il maggior numero di voti e di averci distanziato in modo netto, ma ciò non significa rinunciare al ballottaggio», sottolinea.
«Non si possono evitare confronti con il 2011. Risulta, allora, che i partititi dell’alleanza che ha avuto la responsabilità di amministrare in questi cinque anni hanno avuto un incremento dell’8,02%: 4,14 CèV e 3,88 il Pd. ciò è motivo di soddisfazione, in quanto l’elettorato ha riconosciuto la serietà del nostro impegno. Di contro i due maggiori partiti del centrodestra, Lega e FI, registrano un regresso complessivo del 4,58% con la coalizione che perde un 14,69 pari a 6.510 voti esatti». Calcoli che fanno vedere la montagna come scalabile.
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