L’INTERVISTA
«Ho sbagliato, chiedo scusa»
Capitan Ferri espulso: «Troppa voglia di vincere. Ho fatto un danno. Ma il torneo non è chiuso»
«Ho sbagliato, chiedo scusa».
Quattro parole per fare mea culpa dopo un’espulsione pesante.
Michele Ferri, capitano e colonna difensiva del Varese, prova a lasciarsi alle spalle un pomeriggio difficilissimo, per lui e per la squadra, mettendo la faccia di fronte alle responsabilità.
Il 4-5 casalingo maturato domenica 23 gennaio contro l’Inveruno, quarta sconfitta in campionato a Masnago (e quinta complessiva in 20 gare), ha fatto male.
Il momento non è facile: le ambizioni di vertice del club e le aspettative della piazza fanno sì che la tensione s’impenni ad ogni passo falso.
Ma Ferri, che di esperienza ne ha da vendere (110 presenze in A, 117 in B), conosce a memoria meccanismi e dinamiche del calcio. E invita a evitare ogni frenesia, a ritrovare «equilibrio e lucidità».
Cominciamo dall’episodio che l’ha vista coinvolta al 37’ del primo tempo: espulso per proteste.
«Chiedo scusa ai tifosi e a tutti quanti per aver messo in difficoltà la squadra. Forse mi ha fregato la troppa voglia di vincere: mi innervosiva il fatto che malgrado fossimo passati in vantaggio ci fossimo fatti prendere dalla paura invece di giocare più convinti e spensierati».
Arbitro troppo severo?
«Indipendentemente dal direttore di gara, la mia esperienza doveva far sì che evitassi ogni rischio. Non voglio che l’arbitro diventi un alibi, anche se certe decisioni pesano. Quante giornate prenderò? Non so. Comunque non ho pronunciato parole offensive».
Che cosa è accaduto alla squadra contro l’Inveruno?
«Quello di domenica non è il Varese. è stata una partita pazza. Nei primi venti minuti abbiamo anche fatto bene, passando in vantaggio e segnando il secondo gol che ci è stato annullato poi...».
Poi?
«Invece di incamerare fiducia ci siamo fatti assalire dal timore di prendere gol. Ci siamo abbassati troppo, siamo andati in blackout. Purtroppo non è la prima volta che ci capita: durante alcune partite succede che abbiamo dei cali di tensione e ciò non va bene per una che mira a un obiettivo importante».
Che cosa può insegnare una sconfitta come quella contro l’Inveruno?
«Ad essere lucidi anche nei momenti di difficoltà. Il massimo impegno c’è e c’è sempre stato, ma non basta».
Il “Franco Ossola” dovrebbe essere un’arma in più invece, numeri alla mano, è un freno: già quattro le sconfitte interne...
«Non so se la pressione mandi in affanno qualcuno, può essere che talvolta ci siano compagni che la subiscano. Ma voglio pensare che non sia così. Le critiche e i mugugni vanno presi come stimoli aggiuntivi, devono far crescere».
Ritiene Varese una piazza difficile?
«La considero nella norma. Tutto il mondo è paese: ci sta che il tifoso si arrabbi quando vede la squadra fornire una prestazione negativa e si esalti quando le cose vanno bene».
Già due sconfitte nel girone di ritorno: come si cambia passo?
«è sempre il gruppo che viene fuori dai momenti complicati, me lo insegna ciò che ho vissuto durante la carriera. Alla fine siamo noi giocatori che dobbiamo trascinare tifosi e ambiente. Poi occorrono l’equilibrio e la lucidità dei quali parlavo prima».
Si ricorda annate simili a quella attuale?
«A Vicenza, in B. Puntavamo ai playoff ma nel girone di ritorno incappammo in una forte flessione. E arrivarono le critiche».
Una stagione in cui il gruppo è stato decisivo per superare i problemi, invece?
«Con l’Atalanta in A, allenatore Colantuono. Partimmo con 10 punti di penalizzazione ma riuscimmo a disputare un campionato straordinario grazie ad un gruppo solidissimo».
Torniamo al Varese: è davvero competitivo per vincere?
«Siamo una buona squadra ma vincere non è facile in alcun tipo di categoria. Abbiamo qualche difficoltà, troppi alti e bassi, non riusciamo a trovare questa benedetta continuità. Per migliorare dobbiamo fare quadrato il più possibile».
Volata incerta per il primo posto?
«Questo è un campionato equilibrato, un filotto di vittorie può fare la differenza, neppure la Pro Sesto è tagliata fuori. Possono vincerlo in tanti. Varese compreso».
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