MERCATO
«Hollis giocatore super»
Il parere del patron di Brescia, che trascinò in serie A nel 2016, sull’ala grande vicinissima a Varese: «Grande talento, ma va servito a dovere»
Matteo Bonetti racconta Damian Hollis. Il patron della Leonessa Brescia, ultima tappa italiana del giocatore che Varese ha scelto per completare il roster, racconta pregi e difetti della 29enne ala forte di passaporto ungherese per il quale ha maturato una forte predilezione nel 2015/’16.
«Damian è un giocatore super: ha grande talento, è fortissimo nell’1 contro 1 ed è un buon tiratore frontale. Sul campo è un’ala forte di alto livello, che ha bisogno dell’ambiente giusto per rendere al meglio. Fuori del campo è un ragazzo molto intelligente e molto generoso: gira con il suo cane Onyx al quale è legatissimo ed è una persona molto sensibile che nel Giorno del Ringraziamento organizza una cena col tradizionale tacchino per i bambini di un’associazione segnalatagli dalla società. Quando è stato da noi ha cucinato personalmente per 30 persone».
Talento indiscutibile con tanto di partecipazione ai Mondiali U19 del 2007 rappresentando gli Stati Uniti, che però non ha mai sfondato ad alto livello: come se lo spiega?
«Avendo origini giamaicane, ha uno spirito caraibico, con lui bisogna essere chiari sui ruoli: se lo metti in competizione con un altro elemento tende a sedersi. Ma quando la posta si alza, alza il livello del gioco: nelle finali contro la Fortitudo Bologna è stato l’MVP assoluto al culmine di playoff super. In difesa è molto scaltro, sembra non si danni l’anima ma in realtà non è così: di sicuro non è un agonista ma più un esteta del basket».
Per quale motivo Brescia non lo ha confermato la scorsa estate?
«La prima richiesta economica era decisamente superiore alle nostre possibilità, poi in realtà nell’ossatura di una squadra con un playmaker come Luca Vitali ci serviva un giocatore dalle caratteristiche differenti, infatti scegliemmo un “professore” con spiccate doti balistiche come Marcus Landry. Però ne conservo un ottimo ricordo: per me Damian è come un figlio ed è un giocatore che prenderei sempre».
Secondo lei, Hollis può essere un giocatore in grado di fare la differenza anche in A?
«A me piace tantissimo perché ha un talento incredibile; certo ci vuole il giusto contesto per esaltarne le qualità e sono convinto che anche in serie A possa fare molto bene. Di sicuro deve avere ben chiaro il suo ruolo da protagonista; inoltre va supportato senza farsi ingannare da un linguaggio del corpo che apparentemente può sembrare indolente. In realtà non è così, ma a Brescia all’inizio della stagione c’era qualcuno che lo criticava. Alla distanza ho avuto ragione io e ci ha portato in serie A...».
Come giudica la convivenza tra Hollis e il suo vecchio avversario Attilio Caja?
«Se saprà prendere Damian per il verso giusto, Varese avrà trovato un fenomeno. Non sarà facile perché Attilio impronta il suo modo di allenare sul lavoro, ma Hollis è un giocatore capace di risolvere da solo le difficoltà dell’attacco e che può risultare immarcabile con la sua duttilità. Certo, toccherà anche a lui farsi trovare pronto al livello della serie A; molto dipenderà pure dalla capacità dei compagni, e in particolare del playmaker, di servirlo nei modi e con i tempi giusti».
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