IL RITORNO
I comandamenti del Dodo
Dopo 14 anni Rusconi sarà di nuovo alla Pallacanestro Varese, supervisore delle giovanili: «Velocità e intensità per avere giocatori di valore»
Dodo Rusconi è pronto a tornare a Masnago per “svezzare” una nuova generazione di talenti varesini e trovare il Dodo Rusconi del terzo millennio. Dopo essere stato giocatore, allenatore e dirigente, il 71enne tecnico ricoprirà da lunedì 17 il ruolo di supervisore delle giovanili della Pallacanestro Varese nell’ambito della nuova gestione affidata a Gianfranco Ponti. E spiega così le sue idee sul vivaio biancorosso: «L’impresa non sarà così difficile se troveremo ragazzi che hanno una gran voglia di imparare; da parte mia c’è massima disponibilità a insegnare tutto quello che ho appreso in 60 anni di basket. Oggi conta soprattutto la velocità, fisica e mentale: se corri come gli altri contano i fondamentali, se viaggi più veloce anche i più bravi tecnicamente arrivano dietro. Noi dovremo insegnare come ci si allena: è fondamentale l’intensità massima ad ogni seduta, la partita è divertimento ma il rendimento è lo specchio di come si lavora in settimana».
Dunque tanto lavoro atletico e tanta intensità in allenamento come ricetta primaria?
«Il compito principale sarà quello di instillare una mentalità votata al sacrificio: i ragazzi dovranno soffrire per il loro interesse, ricordo la grande evoluzione che compì la Ignis passando dalla prima era di Nico Messina a Nikolic e poi al Professore affiancato da Roberto Assi come preparatore atletico. L’idea è quella di dare le basi a livello di disponibilità al lavoro e atletismo: ho visto il Canada contro l’Italia nella finale dei Mondiali Under 19, correvano e saltavano il doppio dei nostri».
Quale sarà il suo impegno diretto nella nuova avventura?
«Allenerò l’Under 18, il gruppo più vicino alla serie A, lavorando in settimana a fianco di un altro tecnico che andrà in panchina alle partite, puntando molto sul lavoro atletico. L’obiettivo è preparare giocatori che possano trovare spazio in prima squadra: già con il Basket Ignis c’era l’idea di costruire dal basso, ora l’idea è preparare ragazzi per ruoli importanti: a 17-18 anni devi essere già pronto a giocare qualche minuto in serie A, non soltanto a fare allenamento».
Quali obiettivi si prefigge il progetto a lungo termine?
«L’intento è quello di produrre giocatori di valore e non solo il nono e il decimo; la differenza la faranno mentalità e cultura del lavoro. D’altra parte Varese è sempre stata una fucina di grandi giocatori, e tutti i cicli più importanti di questo club sono stati frutto di elementi locali. L’idea è quella di stimolare tutto il movimento locale con una sana concorrenza; se poi ci saranno elementi interessanti da reclutare li andremo a prendere da fuori».
Si aspettava di tornare al PalA2A con un ruolo da protagonista 14 anni dopo la sua ultima apparizione sulla panchina dellla serie A?
«La cosa non era nei miei pensieri; avevo ripreso a fare qualcosa ad Albizzate perché coltivo sempre l’hobby del basket, pronto a mettermi in discussione nel lavorare con i ragazzi. Se un giovane è disposto a dare il 110 per cento dell’impegno in palestra io metto a disposizione la mia conoscenza per aiutarlo. Servono ragazzi che lavorino tantissimo ma sappiano anche divertirsi: la grande forza della Ignis è stata che insieme ci divertivamo come matti. Il lavoro più importante di un allenatore delle giovanili è dare motivazioni; poi viene l’aspetto di smussare gli angoli a livello tecnico».
Ci saranno cambiamenti nello staff tecnico attuale?
«Nessuna preclusione nei confronti degli allenatori già presenti in società: chiunque voglia rimanere è ben accetto. Perché il progetto funzioni è fondamentale creare un clima di entusiasmo nel gruppo di lavoro e attorno a noi. A livello operativo si lavorerà sulla base dei concetti espressi in precedenza, ma non darò consigli a nessuno perché non voglio avere un ruolo di responsabile che intervenga dall’alto. Porterò avanti le mie idee, ma mi auguro che gli altri facciano altrettanto con le loro e le sviluppino ».
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