Nordcorea
I fondi segreti di Kim Jong Un arrivano in taxi
Inchiesta del Financial Times svela misterioso canale finanziamento
Roma, 25 giu. (askanews) - Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha inaugurato un futuristico, quanto sovradimensionato, terminale per l'Aeroporto internazionale di Pyongyang, vetrina sfavillante di un paese sottoposto a sanzioni economiche e soggetto a periodiche carestie che portano la sua popolazione alla fame. L'edizione odierna voce del regime, il quotidiano Rondong sinmun, mostra il giovane capo mentre l'ispeziona soddisfatto. Sfugge quale sia la "ratio" economica dell'opera ma, ancor di più, quali siano le fonti di finanziamento di un regime considerato un parìa dalla comunità internazionale. Tuttavia oggi un'inchiesta del Financial Times ha fatto un po' di luce su quali siano i canali che la Corea del Nord utilizza per convogliare valuta pregiata nelle sue casse, partendo da una misteriosa compagnia di taxi.
Un tempo la porta tra l'economia mondiale e la Corea del Nord si chiamava Banco Delta Asia, un'istituzione bancaria di Macao - vero casinò cinese off-shore dove circola una marea di denaro di controversa origine - che serviva a veicolare le transazioni finanziarie del regime allora dominato dal padre dell'attuale leader, Kim Jong Il. Ad alimentare queste operazioni, i proventi dei classici traffici di cui Pyongyang è sistematicamente accusata dagli Stati uniti: contrabbando di armi, sigarette, metanfetamine, dollari contraffatti, gioco d'azzardo.
Tuttavia dal 2005 questo canale è diventato complicato: gli Usa hanno prima puntato il dito contro l'istituzione bancaria, il dipartimento al Tesoro Usa le ha imposto sanzioni, vietando a tutte le banche americane di avere a che fare con questa istituzione. Secondo il Ft, risale quegli anni la costituzione di un gruppo attorno al sulfureo uomo d'affari di Hong Kong Sam Pa, capo di un fondo che prende il nome dall'indirizzo della sua sede nell'ex colonia britannica, 88 Queensway, già noto per aver finanziato alcuni dei regimi più discussi del mondo.
I pochi uomini d'affari che atterreranno nello scintillante aeroporto del regno dei Kim, per raggiungere il centro della capitale. nelle intenzioni del regime, potranno in futuro avvalersi di una ferrovia ad alta velocità. Oggi si devono accontentare dei bus o dei vezzosi taxi di color marrone e oro, che sulla portiera riportano la scritta KKG. Si tratta di belle berline costruite dalla casa automobilistica cinese Hawtai, che sono apparse sulle strade di Pyongyang solo qualche mese fa.
Il FT si è messo alla caccia di questi taxi ed è arrivato alla conclusione che, dietro il nuovo servizio di trasporto, c'è una partnership tra la Queensway di Mister Pa e il braccio finanziario della dinastia di Kim, il misterioso e famigerato Ufficio 39. Quest'ultima è una struttura su cui da tempo s'appunta l'interesse di spioni ed esperti. NK News, un sito internet solitamente ben informato sugli "arcana misterii" di Pyongyang, lo definisce il canale di finanziamento dell'"economia regale" nordcoreana.
L'Ufficio 39 è solitamente visto come il collettore dei ricavi delle attività illecite nordcoreane, che vengono usate per finanziare il pantagruelico stile di vita del Leader e della corte dei Kim: dalla flotta delle Mercedes, alle scorte di cognac francese. Non si tratta di un ministero delle finanze o del tesoro di un paese "normale", bensì di uno degli uffici del cosiddetto "Terzo Piano", il quale prende il nome dal fatto che aveva sede appunto al terzo piano del quartier generale del Partito dei lavoratori coreani. L'Ufficio 39, teoricamente, sarebbe sotto la responsabilità della segreteria del partito. Di fatto fa direttamente capo al Leader.
E' immediatamente evidente, comunque, che un fondo come Queensway, che gestisce miliardi di dollari, non ha come ragione sociale la gestione di un banale servizio taxi. Secondo quanto ha raccontato oggi il FT, il piatto è ben più ricco. La Corea del Nord ha una grande difficoltà a operare sui mercati esteri. Per le sanzioni, certamente, ma anche perché l'isolamento con l'avvento di Kim Jong Un è diventato ancora più palese rispetto all'era del nonno e del padre. I rapporti col principale partner, la Cina di Xi Jinping, non sono per nulla idilliaci. Il presidente cinese non apprezza il suo giovane "alleato", anche perché ha mostrato una certa propensione a fare di testa propria quando Pechino l'ha sconsigliato di procedere con un test nucleare.
Kim insomma ha bisogno di convogliare verso il paese valuta che serva ad alimentare l'economia di corte, necessaria per mantenere in piedi il sostegno della nomenklatura di regime attraverso l'oliato meccanismo delle "regalìe". Ma cosa può offrire in cambio? Il FT riesce a dare una risposta anche a questo. La KKG, spiega il giornale economico britannico, non è una società di taxi. Il suo acromino, in coreano, vuol dire "Azienda di sviluppo economico Kumgang", ed è quindi semplicemente una sigla, un marchio. Queensway, dal canto suo, è un gruppo che ha importanti ramificazioni nelle aziende di stato cinesi, anche quelle controllate dall'intelligence, ed è in affari con gruppi petroliferi e minerari, anche occidentali, in Africa.
FT spiega che una joint venture cinese, la Sonangol, ha effettuato, attraverso la sua filiale a Singapore, pagamenti alla KKG. Sonangol, a Hong Kong, ha sede allo stesso indirizzo di Queensway ed è una joint venture tra Sam Pa e i suoi associati con la compagnia petrolifera dell'Angola. Insomma, secondo l'inchiesta realizzata dal Financial Times, mentre Pyongyang perdeva il canale del Delta Asia, Mister Pa era già impegnato a fare un grande affare col regime: risorse petrolifere e minerarie in cambio di valuta e infrastrutture, come il caso dello spettacolare distretto immobiliare costruito lungo il fiume Taedong, chiamato KKG Avenue. Tracce di questa presenza ci sono. Per esempio, nel 2009 Chatham House segnalò che la Sonangol, assieme a una compagnia di stato cinese, stava effettuando prospezioni sismiche per l'individuazione di giacimenti di petrolio in Corea del Nord. Inoltre un aereo di Sonangol è stato visto a Pyongyang nel 2013.
"Il ruolo di Sam Pa è quello di una finestra per il regime di Pyongyang sul mercato capitaistico", ha spiegato al FT un analista asiatico rimasto anonimo. "Io penso - ha aggiunto - che, a questo riguardo, il suo futuro sarà luminoso".
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