TRADATE
I racconti prealpini di Beluffi
Raccontare l’opera di Giovanni Beluffi, pittore della meditazione e dei tempi lenti, osservatore compiaciuto di piccoli mondi naturali alle porte di casa, è come leggere la prosa nitida e cadenzata di un Linati o di un Angelini, straordinari descrittori del paesaggio lombardo e dei suoi colori mai appariscenti. Il pittore, nato a Seniga nel bresciano 66 anni fa ma sepriese d’adozione, presenta i suoi «Racconti prealpini» a Tradate, una ventina di dipinti e alcune opere su carta frutto della sua ultima ricerca dedicata ad acque, boschi e montagne del territorio.
Il percorso pittorico di Beluffi inizia dalla passione, la voglia di mettere su tela le profonde emozioni provate nella contemplazione del paesaggio, con i suoi silenzi e il mutare delle stagioni. Autodidatta, dopo un inizio figurativo e una puntata nell’informale materico dai toni accesi, Giovanni si è trasformato in artista liricamente contemplativo, autore di tele in cui la profondità spaziale è elemento fondante, quasi come se lo scavo all’interno di sé materializzi un riflesso nel quadro, in cui lo sguardo si perde quasi ipnotizzato.
I lombardi non sono di solito cantori della primavera, ma di stagioni più intime: «Qualcuno ha scritto che l’autunno è il colore fondamentale di questa nostra terra lombarda, quasi il suo temperamento psicologico e religioso. E quando il Manzoni ha voluto dare uno sfondo stagionale al suo romanzo, ha scelto l’autunno come quello che meglio aiuta l’interpretazione spirituale del suo mondo e dei suoi personaggi», chiosava Cesare Angelini nel suo «Cinque terre (e una Certosa)».
E la pittura di Beluffi ha un che di manzoniano, di consolatorio, con il messaggio di serenità e quiete che arriva diretto dai suoi blu, dai marroni e ocra accesi di riflessi dorati, dai profili semplici e schietti delle cannucce palustri, dei pioppi e dei salici che contornano le marcite, dove l’autunno interviene «col suo lento e squisito sfacelo», regalandoci una gamma infinita di toni che il pennello dell’artista sa modulare con intento virtuoso.
«Le mie opere vivono di pulsioni interne, scaturite dal costante contatto con la natura, nelle sue innumerevoli sfaccettature. Specialmente le stagioni autunnali e invernali, mi caricano in modo particolare, anche perché sono più introspettive e meno dispersive. I fragori estivi non mi interessano più di tanto», ama ripetere Beluffi. «Soltanto con il rispetto dell’ambiente in cui viviamo l’uomo potrà trovare un po’ di pace. Siamo bombardati da innumerevoli immagini negative da ogni parte del mondo, arte e poesia possono essere di grande aiuto per lo spirito».
Dal segno impetuoso degli schizzi, scaturito da una veloce emozione, al dipanarsi lento del colore che arriva dal maturare della riflessione, l’arte di Beluffi ci insegna ad avere fiducia nel tempo lento della natura, nella serenità della campagna e nel moto flessuoso delle acque. Lo fa sottovoce, ma con la profonda consapevolezza del vero.
Giovanni Beluffi, «Racconti prealpini» - Tradate, Villa Truffini, corso Bernacchi 2, fino al 17 aprile da martedì a venerdì ore 15.30-18.30, sabato e domenica, 10-12 e 15.30-18.30, lunedì 17 aprile aperto ore 15.30-18.30, info 0331.826860.
© Riproduzione Riservata