IL CANTIERE
I segreti del Bernascone
Studio sulla staticità: le sonde “scavano” attorno al campanile
Cassette con cinque scompartimenti, cinque colonne di terra della lunghezza di un metro ciascuno. Una fotografia perfetta di quanto ci sia sotto il campanile del Bernascone.
Pietra, terra e roccia allineate, offrono una fotografia molto chiara di quanto è custodito sotto la pavimentazione attorno al campanile di San Vittore.
Lunedì 7 agosto, sono cominciati i carotaggi veri e propri, cioè il prelievo del sottosuolo per comprenderne la composizione.
Obiettivo: stabilire se ciò che è costruito su quel terreno è davvero stabile e prefigurare che cosa potrà avvenire, nel tempo, del campanile.
«Dobbiamo conoscere la stratigrafia, dove finisce la parte che porta i segni dell’intervento dell’uomo, di oggi e del passato e dove comincia il terreno naturale e dobbiamo misurare la compattezza del terreno, se è idoneo ai carichi che deve sopportare».
Così il geologo Giovanni Zaro che sovrintende a questa fase di lavori voluti dalla Chiesa varesina. Da lunedì 7 agosto, dunque, sono al lavoro attorno al campanile una sonda e un altro macchinario che valuta la struttura e la resistenza del sottosuolo.
La sonda scende anche a dieci-quindici metri di profondità, raccoglie il terreno tramite appunto l’operazione di carotaggio, per consentirne in seguito l’esame.
L’altro apparecchio serve per saggiare la resistenza che pone il terreno rispetto all’ingresso di una sonda.
Le operazioni “invasive” condotte in questi giorni sono state precedute da alcuni precarotaggi, analisi che hanno in sostanza dato indicazioni rispetto ai punti nei quali si va a praticare fori in profondità con le sonde.
Sono state create alcune buche rettangolari attorno al campanile, è stata asportata la pavimentazione rappresentata da ciottoli di media dimensione che “girano” attorno all’edificio.
Gli scavi effettuati nei giorni scorsi hanno dimensioni di un metro per un metro e mezzo e da un metro e sessanta ai due metri di profondità.
L’obiettivo era di avere un’idea di ciò che si sarebbe trovato una volta utilizzate le macchine più invasive, quelle appunto di questi giorni, e soprattutto di avere una mappa la più possibile attendibile di cavi, tubature e di tutti gli impianti, di una città contemporanea. I carotaggi a dieci metri di profondità avrebbero infatti potuto interferire con il “mondo sotterraneo”.
Analisi e ricerche sono propedeutiche alla messa a punto di un progetto organico per il restauro del campanile. Un progetto lanciato alcuni mesi fa dalla Chiesa varesina. Insieme con il Comune, infatti, è stata voluta una valutazione della staticità del campanile per decidere quali interventi e che tipo di progetto proporre per conservalo nel tempo.
Nel luglio dello scorso anno si erano staccati alcuni calcinacci, i frammenti di un cornicione. Da qui la necessità di avere un quadro definito anche sulla staticità del monumento (costruito a partire dal 1717 e concluso, dopo vari stop e varie riprese, nel 1773). Nessun pericolo reale, ma prima di intervenire bisogna conoscere in modo complessivo la situazione. E per averla si deve partire dalle fondamenta.
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