OCCASIONE PERSA
«Ikea porta 2300 posti di lavoro»
Uno studio della Liuc contestava i dati di Confcommercio. Anche ammettendo la perdita di 1.085 unità temuta dai commercianti, il saldo sarebbe stato positivo
I modelli utilizzati per il calcolo sono due: quello di legge, che genera un totale di 814 posti di lavoro, e quello «più collegato alla realtà» perché analizza i casi comparabili, che ne genera 2.300. La media è quindi 1.557 addetti, comunque più dei 1.085 che i commercianti temevano di perdere.
Tre anni dopo la presentazione dei dati di Confcommercio, a occasione ormai sfumata, ecco che finalmente è possibile sentire anche l’altra campana sulle ricadute occupazionali dell’insediamento Ikea che era stato progettato tra Cerro Maggiore e Rescaldina, e che invece presto sarà realizzato (sotto un’altra forma) ad Arese nell’area ex Alfa Romeo. A parlare non sono gli svedesi, che altrimenti sarebbero stati ovviamente di parte, ma la Libera Università Carlo Cattaneo di Castellanza (la Liuc), che nel 2013 aveva realizzato lo studio sulle ricadute occupazionali che avrebbe dovuto essere presentato quando Regione Lombardia si sarebbe trovata a valutare se concedere o meno le autorizzazioni commerciali.
Quello della Liuc è stato uno studio accurato, che Ikea ha tenuto nascosto fino a oggi. E forse è stato un peccato, perché i numeri avrebbero potuto pesare nel dibattito sui pro e i contro del nuovo insediamento.
Come detto, il lavoro della Liuc è stato complesso. Il primo metodo di calcolo, che era stato adottato anche da Confcommercio, è quello certificato da Regione Lombardia, un tot di lavoratori per ogni metro quadrato di superficie di vendita. Ikea doveva avere una superficie di 22 mila metri quadrati, la galleria commerciale di 51.999 (totale 73.999 metri quadrati di superficie di vendita). Calcolatrice alla mano, facevano 239 addetti in Ikea e 575 in galleria, per un totale di 814. Duecentosettantuno in meno dei 1.085 che Confcommercio aveva ipotizzato di perdere nella piccola e media distribuzione del territorio, e quindi non sufficienti per giustificare un investimento da 250 milioni di euro.
I ricercatori della Liuc però avevano fatto anche un altro ragionamento. Vero che la legge è legge, ma le tabelle della Regione non corrispondono mai alla verità. Per essere più realisti, bisogna calcolare i posti di lavoro partendo dal paragone con altre situazioni esistenti, perché questo è l’unico modello davvero «collegato con la realtà», visto che confronta insediamenti «omogenei e dunque paragonabili con un elevato livello di significatività». In base a questo secondo modello, le stesse superfici di vendita avrebbero generato 280 posti di lavoro in Ikea e 1.750 nella galleria, più altri 271 «addetti diretti tra ristorazione, intrattenimento e attività ludiche per bambini». Totale, 2.301.
Come detto, lo studio è rimasto in un cassetto, perché con l’uscita di Rescaldina dall’accordo di programma per l’insediamento di Ikea, l’iter si è di fatto interrotto e al dibattito sulle autorizzazioni commerciali non ci si è mai neppure avvicinati. I numeri arrivano solo oggi perché ormai Ikea non ha più interesse su Cerro, su Arese il progetto sarà diverso.
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