IL DATO
Il commercio finisce nella rete
Cresce lo shopping elettronico: in provincia mille imprese e 4mila addetti nel Web
La rete cattura sempre più utenti a caccia dei regali di Natale o di prodotti a prezzi convenienti, eppure i negozianti avvertono: sarebbe ingiusto dimenticare lo shopping tradizionale che tiene vive le città con le sue vetrine.
Si parte da un dato oggettivo: la Lombardia è la più importante regione italiana per lo sviluppo del settore digitale con un business di 20 miliardi di euro sui 50 a livello nazionale. Lo certifica un’indagine della Regione Lombardia basata su dati della Camera di Commercio di Milano, Monza-Brianza e Lodi al secondo trimestre 2017. Ebbene, sono 23mila le imprese che si occupano di tecnologie e servizi digitali tra e-commerce, telecomunicazioni, produzione software e portali web, su un totale in Italia di 110mila.
Un universo che dà lavoro a 121mila addetti su 400mila nel Paese.
E in questo quadro si fa notare la vera e propria esplosione dell’e-commerce.
«Il segmento che in percentuale ha guidato la crescita - sottolineano gli esperti -, sia nel Paese sia in regione, è il commercio elettronico che dal 2012 a oggi ha registrato un boom del +70 per cento di attività, di cui +8 per cento nell’ultimo anno. Positivo anche il trend per le società web che in Lombardia salgono del 2 per cento sul 2016 e del 9 per cento sul 2012. Milano, con 11.712 imprese, è la seconda provincia italiana, immediatamente dopo Roma (11.847) per operatori e prima, davanti alla capitale, per addetti: rispettivamente 89mila e 59mila. Al terzo e quarto posto Napoli e Torino. In regione la città meneghina è seguita da Brescia con circa 2.500 imprese e 7mila addetti, Monza con 2mila imprese e quasi 5mila addetti, Bergamo (2mila imprese e 5mila addetti) e Varese (oltre mille imprese e 4mila addetti)».
In regione il numero di imprese è cresciuto del 2,3 per cento nell’ultimo anno e del 13,4 per cento negli ultimi cinque anni, in linea con l’andamento nazionale rispettivamente del +2,2 e +14 per cento - sottolinea la nota -. La maggior parte delle imprese in regione si occupa di software e consulenza informatica (10.469) e assorbe oltre 84mila addetti, seguite dalle 8.191 attività web, come portali e gestione dati, con circa 29mila addetti, dall’e-commerce con 2.967 imprese e più di 5mila addetti e dalle telecomunicazioni con 1.617 attività e 2.500 lavoratori.
Dati incoraggianti, ma da leggere con attenzione, come avvisa Marco Parravicini, fiduciario cittadino di Ascom Varese ed esperto di acquisti sul Web.
«Gli aumenti a due cifre spesso sono legati a livelli di partenza bassi - sottolinea -. Se, per fare un esempio, un fatturato passa da mille a duemila euro, è un raddoppio netto ma insignificante.
Detto questo, il fenomeno è molto interessante: l’e-commerce è un’altra modalità di acquisto che si sviluppa soprattutto in alcuni settori, come l’elettronica. Ci sono prodotti che più si prestano come quelli di massa, identificabili e ripetibili: indubbiamente si cerca il prezzo basso».
Ma il dirigente dell’Associazione commercianti invita ad allargare il ragionamento e a spostare il focus: «Il punto non è sapere se il settore salga e di quanto, ma considerare che la normativa italiana non solo non sostiene le imprese ma le danneggia - avvisa -. I giganti dell’online non pagano le tasse in Italia: nessuno però si sogna di dare lo stesso vantaggio ai negozi, che devono sostenere spese importanti e per questo non possono offrire merce a prezzi stracciati. Ma allora noi diciamo: non ha senso parlare di sostegno ai centri storici e nei fatti favorire solo la concorrenza sleale. Questo è il vero problema italiano».
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