LA SENTENZA
Il “corvo” è stato assolto
Lettere anonime in Cardiochirurgia dopo la morte di una paziente: «Maniscalco non ha violato la privacy»
L’accusa di diffamazione era caduta per motivi procedurali un anno fa e non era stato possibile sostituirla con quella di calunnia, dato che per questa contestazione c’era già stata archiviazione.
Risultato: il giudice monocratico Cristina Marzagalli ha chiuso la vicenda processuale del “corvo della Cardiochirurgia”, almeno per quanto riguarda il primo grado di giudizio, occupandosi solo delle accuse di violazione della privacy e sottrazione di cartella clinica. E ha assolto, «perché il fatto non sussiste», l’imputato Giovanni Mariscalco, cardiochirurgo un tempo al lavoro al Circolo e oggi in trasferta in Inghilterra, che era difeso dagli avvocati Piero Magri ed Elisa Pigozzi.
In attesa delle motivazioni della sentenza, si può dire quindi che Mariscalco, allegando a due lettere anonime parti della cartella clinica di un’anziana paziente che secondo lui era morta per l’errore di un collega, non avrebbe violato la privacy di nessuno, dato che destinatari delle missive, non inviate ad altri, furono i familiari della donna, che avevano il diritto di conoscere i suoi dati sensibili. E non avrebbe sottratto la cartella clinica, dato che si limitò a fotocopiarla.
Di tutt’altro avviso la Procura, rappresentata in aula dal pm Arianna Cremona, che per Mariscalco aveva chiesto una condanna a nove mesi di carcere. E anche i familiari della paziente deceduta nel 2012, che erano parte civile con l’assistenza dell’avvocato Paolo Bossi, il quale nella discussione ha rimarcato lo sgomento del suoi assistiti, che ricevendo le lettere anonime si trovarono nel mezzo di una faida di reparto.
Articolo completo sulla Prealpina di martedì 28 giugno.
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