L’ANOMALIA
Il monopolio dei rifugiati
Settecento rifugiati, un solo gestore. Che riceve contributi pari a otto milioni l’anno
C’è un’anomalia nell’anomalia a caratterizzare la gestione dei profughi nel Basso Varesotto.
Una questione che va al di là delle considerazioni sull’accoglienza, sull’alto tasso di clandestini che riempiono i centri, insomma sulle politiche nazionali che regolano questo fenomeno che non pare avere fine.
L’anomalia, di cui Busto Arsizio è fortino esemplare, riguarda il fatto che nell’ultimo biennio si è lasciato che una sola società - la KB Srl - abbia ottenuto il quasi totale monopolio della gestione, quindi del business collegato agli sbarchi.
Una “macchina da guerra” che partì in sordina ma oggi in provincia di Varese conta sette centri per gli stranieri e quasi 700 ospiti.
Significa mettere nelle mani di una sola realtà contributi per 23mila euro al giorno, 160mila a settimana, 700mila al mese, oltre gli 8 milioni all’anno. Possibile?
Sì, succede. E succede anche che le lacune emergano con una cadenza impressionante.
All’impresa fa capo Katiusha Balansino, un tempo avvocato poi allevatrice di capre e asini, prima di mettersi a seguire l’emergenza di chi varca il Mediterraneo in cerca di un domani migliore.
Ma in realtà - e lo sanno anche i sassi - il vero regista di tutto è Roberto Garavello, il marito, che non risulta su nessuna carta ufficiale ma nella realtà tratta, ordina, dispone. E ovviamente, con la consorte, guadagna.
Di più: quando capita (ultimamente spesso), gestisce le grane, preferibilmente scegliendo la via del silenzio. Come a Uboldo, dove un cascinale è stato trasformato in un villaggio e adesso la struttura va demolita e gli stranieri spostati.
Come a Samarate, dove ormai si provvede solo a portare il cibo e i richiedenti asilo (quelli della protesta di ieri) sono lasciati soli.
Ma anche a Busto (dove i rapporti con la nuova amministrazione sono praticamente nulli) le proteste non sono mai mancate, senza però riuscire a scalfire il gigante, che invece cresceva. Il centro di via dei Mille partì due anni fa con una ventina di arrivi.
«Arriveremo a 30, al massimo 40 persone», si affrettarono a precisare tutti, smentendo La Prealpina che prospettava un lavoro impostato per accogliere 120 rifugiati.
Oggi sono 176, stipati nei cameroni, in buona parte con la carta d’espulsione già in mano. I pochi italiani che abitavano nel palazzo, sono scappati. Anche lì, anche per loro, è arrivato il monopolio. Senza che le istituzioni fiatassero, perché le esigenze di rispondere all’emergenza hanno indotto a buttare la polvere sotto il tappeto ogni volta, a non farsi domande. Con la conseguenza che KB si è ingrandita a dismisura (assieme al suo bilancio) e ora chi lavora per provarne a fare a meno, si trova in trappola.
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