VACCINI
Il morbillo sottovalutato
Non immunizzare i propri figli: una tendenza negativa che si è aggravata negli ultimi anni
Come se si «perdesse» un’intera Firenze: sono oltre 358mila, pari alla popolazione fiorentina, i bambini italiani che non sono stati vaccinati contro morbillo, parotite e rosolia negli ultimi cinque anni, con il rischio che questa seria malattia possa tornare a essere epidemica. A fare i calcoli è stata la Società italiana di pediatria (Sip), che attraverso il suo presidente, Giovanni Corsello, ha detto: «L’aggravante è che la tendenza negativa si è accentuata negli ultimi due anni, che da soli registrano 139.747 bambini non vaccinati. Anche le vaccinazioni obbligatorie per legge hanno registrato una flessione. La riduzione delle coperture vaccinali, nel corrispondente periodo, ha infatti riguardato 147.456 bambini non immunizzati con un ciclo completo di esavalente, il vaccino che comprende polio, difterite, epatite B, tetano, pertosse, Hemophilus influenzae».
Per usare lo stesso paragone, è come aver perso una fetta di popolazione grande come il Comune di Rimini. Sulla base di questi dati, rilevano gli esperti, il nostro Paese si colloca «al limite della soglia di sicurezza». Secondo il Piano di prevenzione dell’Organizzazione mondiale della sanità, il morbillo doveva essere debellato in Europa entro il 2015, ma in Italia la copertura vaccinale negli ultimi anni è calata, allontanandosi sempre più dal 95 per cento, valore fissato dall’Oms per garantire l’eradicazione di questa malattia. Così, nel 2014 in Italia si sono registrati più di 1600 casi di morbillo. A ribadire il ruolo essenziale delle vaccinazioni anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «Sta diventando sempre più importante contrastare i fenomeni di controcultura antivaccinaria. La vaccinazione rappresenta uno degli interventi più efficaci e sicuri». In vista dell’inevitabile aumento dei casi di influenza stagionale, dai pediatri arriva anche il consiglio di vaccinare i bambini. Vaccinare i piccoli contro l’influenza, a partire dai sei mesi di vita e soprattutto se frequentano già asili nido o scuola materna, spiegano gli esperti, è importante per prevenire complicanze che possono rivelarsi anche gravi: solo lo scorso anno si è registrato un più 25 per cento di ricoveri tra i bimbi non immunizzati, proprio per malattie respiratorie collegate ai virus influenzali. Insomma, vaccinarsi «conviene» e va sgombrato il campo da false credenze, come ha sottolineato Giovanni Corsello: «Va ripetuto che i vaccini sono sicuri, non ci sono malattie connesse alla vaccinazione e le eventuali complicanze sono transitorie e risolvibili».
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