ASSURDO INCIDENTE
Il motore s’è spento, poi la tragedia
Morte di Pinuccia Bossi: il marito non è riuscito a frenare e ha travolto con l’auto la moglie
La certezza è arrivata quasi subito: martedì a Biandronno, poco prima di mezzogiorno, Giuseppina Bossi, 63 anni, è morta nel vialetto in discesa della sua villetta per un incidente.
Il marito Giuliano, che era al volante della loro Fiat Panda e voleva parcheggiarla in garage, ha perso il controllo della macchina, che ha investito e ucciso la donna.
Per il Codice penale si tratta dunque di un omicidio colposo, conseguenza di “imperizia” nella conduzione del veicolo, ed è per questo reato che il pm di turno, il sostituto procuratore Luca Petrucci, ha aperto un fascicolo sull’accaduto. Necessaria, inoltre, l’autopsia sul corpo della povera Pinuccia, anche se sulla causa della morte non sembrano esserci dubbi. L’esame autoptico sarà effettuato nei prossimi giorni.
Ma che cosa è successo in quei pochi drammatici secondi? Una prima ricostruzione della Procura dice che molto probabilmente il motore della Panda si è spento quando l’auto aveva già imboccato il vialetto in discesa che dal cancello porta al garage.
A motore spento, sarebbe stato impossibile, per l’uomo al volante, usare il pedale del freno per fermare l’utilitaria. E Giuliano non sarebbe riuscito a “tirare” la leva del freno a mano, che nelle Panda di ultima generazione è di forma più compatta.
Risultato: la macchina si è mossa lentamente in discesa, in uno spazio ristretto, e con la sua massa - è un’utilitaria, ma si parla comunque di un peso pari a quasi una tonnellata - non ha lasciato scampo alla donna sul vialetto.
Intanto «Cazzago è un paese in lutto», dice il sindaco Emilio Magni in riferimento alla morte tragica di Giuseppina. E questo perché la tragedia è avvenuta a Cassinetta di Biandronno, in via Trento 4, dove la coppia abitava, ma la notizia ha fatto più scalpore a Cazzago dove la Pina (così era conosciuta) era nata ed aveva vissuto per lunghi anni, oltre che con la famiglia d’origine, con il marito che lei chiamava affettuosamente sempre «il mio Giuliano».
«Era una coppia molto affiatata - ricorda Rosella Orsenigo, la regista della campagnia teatrale cazzaghese, che l’ha diretta fin da quando aveva cominciato a recitare da ragazza a 14 anni -. Lui la seguiva sempre, partecipava con entusiasmo ai nostri spettacoli. Erano gioiosi perché il figlio Giacomo era rientrato in Italia, dopo alcuni anni in Belgio, ed ora potevano godersi i nipotini».
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