A VILLA POMINI
Il paesaggio astratto di Giancarlo Cerri
«Sono un pittore con i piedi nella figurazione e la testa nell’astrazione». È l’efficace immagine verbale con cui il noto milanese Giancarlo Cerri sintetizza la sua anima d’artista. La si legge con chiarezza nel percorso della mostra «Giancarlo Cerri. Dal paesaggio reinventato all’astrattismo concreto1995-2005» allestita a Villa Pomini di Castellanza, a cura di Franco Azimonti.
Nell’olio «Marina a Imperia», 1971, pur essendoci tutti gli elementi del primo periodo votato a una figurazione espressionista (le onde schiumose, il cielo infuocato), già s’intravvede la volontà di una energica semplificazione delle masse cromatiche. A partire dalla seconda metà degli anni ‘70, e sino ai ‘90, la linea dell’orizzonte, che qualifica la tridimensionalità illusiva del paesaggio, scompare e sulla tela prende il posto un’espansione bidimensionale di forme cromatiche racchiuse entro percorsi nerastri. Ne sono esempi le «Grandi Foreste», dipinti informali, gestuali e materici, simili a vedute aree di selve maculate in tonalità armoniche (esposte nel 2007 al Museo Pagani).
Una pittura, con radici nel naturalismo lombardo di Morlotti e Chighine, che nella prima metà degli anni ‘90, necessita un momento di riflessione e di una ripartenza astratta, fatta di campiture orizzontali geometricamente frastagliate (in neri elaborati e in colori per lo più puri, intensi) che rimandano a paesaggi «reinventati» come denunciano i titoli della serie: «Per amore del paesaggio» (1995). Mentre altre opere di forte impatto emozionale sono nel solco dell’astrattismo concreto (ovvero senza riferimenti al modo reale), in cui Cerri fa ricorso a più sensibili e meno marcate linee e nastri cromatici di separazione di campiture orizzontali («Sequenze orizzontali»), o verticali («Sequenze verticali»), oppure accenna sottili incorniciature pittoriche («Sequenze controluce»).
Al sorgere del 2000 sulla tela si aprono squarci verticali di colore vividi e di neri («Grandi sequenze») che si portano anche nel sacro quando il Cerri laico evoca le «Crocifissioni», in cui il nero delinea forme, il giallo le esalta e il rosso sangue parla della passione di Cristo. Lui che aveva scritto: «La pittura dipinta, il mio Credo», nel 2005 lascia matita e pennello: la vista lo ha abbandonato.
Giancarlo Cerri, «Dal paesaggio reinventato all’astrattismo concreto1995-2005» - A Castellanza, Villa Pomini, via Don Testori 14, sino al 28 febbraio venerdì e sabato ore 15-19, domenica 10-12 e 15-19, info 0331.526263.
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