LA DOCCIA GELATA
Il Tar decreta la fine del Palaghiaccio
La sentenza dà ragione al Comune che annullò la gara per falsa fideiussione
La sentenza emessa dal Tar della Lombardia, tecnicamente, dice che il ricorso della Vip Immobiliare non è ammissibile.
Dice cioè che la società gallaratese che presentò una fideiussione falsa (proclamandosi però truffata dal broker che la emise) per completare il Palaghiaccio di Beata Giuliana, non poteva partecipare alla gara, dando in sostanza ragione al Comune che annullò quel bando.
Ma, appunto, il verdetto del tribunale amministrativo va letto oltre lo stretto elemento vagliato in giudizio.
In quel documento, infatti, si consegna al sindaco Emanuele Antonelli e alla sua giunta mano libera per fare quello che vorrà dell’edificio costruito per metà, così come dei soldi che la Provincia girò a Palazzo Gilardoni per procedere con l’opera.
Ebbene, visto che l’attuale giunta di Busto Arsizio non ha mai nascosto la convinzione che una pista da dedicare ai pattini sul ghiaccio non sia più la priorità, adesso l’esecutivo Antonelli potrà agire come meglio crede.
Tant’è che le soluzioni ipotizzate non mancano.
In verità per adesso in municipio le bocche restano cucite, anche perché si sa che un iter processuale è fatto di ricorsi e contro ricorsi, e che la storia del Palaghiaccio non ha mai risparmiato colpi di scena. Però è difficile pensare che la Vip insista (e spenda) per riuscire a invalidare l’annullamento della gara, non fosse altro perché il pronunciamento dei giudici milanesi ha smontato punto per punto il loro appello, dicendo che una fideiussione falsa, anche se presentata inconsapevolmente, è un elemento che elimina il concorrente da qualsivoglia ambizione.
Chi presenta le garanzie economiche si prende la responsabilità della validità dei documenti, prosegue il Tar, quindi non importa che il proponente sia stato raggirato.
Di più: si tratta di un fatto valutato con una tale gravità che a nulla è servito che i privati intenzionati a finire il Palaghiaccio e a prenderlo in gestione per trent’anni abbiano poi presentato una fideiussione valida. Né incide sulla sentenza la circostanza che al bando partecipò la sola Vip, con la conseguenza che quella irregolarità non ha di fatto penalizzato altri concorrenti.
Insomma, ragione piena all’amministrazione comunale che, con l’uscita di scena dell’operatore che voleva raddoppiare l’impianto e dotarlo di ristorante, bar, negozi e centro medico, adesso potrà iniziare a ragionare su altre strade da percorrere, con un paio di milioni di euro per realizzarle.
Tre sono gli orizzonti verso i quali si potrebbe volgere lo sguardo di Antonelli per non buttar via lo scheletro murario affacciato sul Sempione.
Il primo riguarda la possibile creazione a Beata Giuliana della tanta sospirata palestra per la Pro Patria Ginnastica, da decenni costretta nello scantinato di via Ariosto però non troppo convinta che lo spazio del Palaghiaccio sia ideale per ospitare le discipline praticate dai suoi seicento ragazzi.
La seconda idea si abbina al Palarotelle, visto che Busto Arsizio ha la particolarità di avere ben quattro società che si dedicano al pattinaggio artistico.
La terza - e forse più probabile - indirizza verso un centro sportivo polifunzionale.
Fatto sta che, incassata la sentenza a favore, ora tocca alla politica decidere che fare di questa eterna e imbarazzante incompiuta.
© Riproduzione Riservata