LA SENTENZA
Il trofeo degli Indimenticabili
Ricettazione, bancarotta, frode fiscale, associazione per delinquere: revocati a Siena anche scudetto, Coppa Italia e Supercoppa del 2013: i titoli non saranno riassegnati
Il tribunale federale della Federbasket ha disposto nei confronti della Mens Sana Siena la revoca degli scudetti relativi alle stagioni sportive 2011/2012 e 2012/2013, delle Coppe Italia 2012 e 2013 e della Supercoppa 2013. I titoli non saranno riassegnati.
I giudici federali hanno così accolto le dure richieste della Procura federale, che aveva sollecitato tali provvedimenti nel processo sportivo avviato nei confronti della dirigenza del club, accusata di ricettazione, associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e bancarotta fraudolenta.
Non meno duri i provvedimenti per i dirigenti: sono stati radiati l’ex general manager, Ferdinando Minucci, la vicepresidente Paola Serpi e la ds Olga Finetti.
Sono stati inibiti gli altri dirigenti Jacopo Menghetti (nove mesi), Luca Anselmi e Cesare Lazzaroni (tre anni ciascuno).
La motivazione della sentenza, fa sapere la Federbasket, verrà depositata entro dieci giorni per «la particolare complessità della controversia».
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di MARIO VISCO
Una Coppa Italia, una Supercoppa e una semifinale scudetto. Da oggi, venerdì 7 ottobre, quelli sopra citati non sono più trofei da bacheca o ricordi di cui vantarsi. Ma un bottino di cui vergognarsi.
Per fortuna - o per disdetta di Varese e Roma -, la giustizia del canestro segue altri binari rispetto a quelli del calcio: i trofei revocati non vengono riassegnati alla terza classificata, col rischio poi di ritrovarla prescritta al momento giusto.
Nel basket, i trofei revocati restano revocati. Punto.
Dunque nulla cambia di quella straordinaria stagione cestistica targata Cimberio e rimasta senz’altro pubblico riconoscimento che non sia, ancor’oggi e pure domani, la gratitudine dei tifosi biancorossi e di chi ama il basket.
L’annata degli Indimenticabili resta infatti un inno limpido e squillante all’energia contagiosa di chi crede nell’impossibile e mette il cuore per realizzarlo. Come il tiro di Sakota in gara sei della semifinale playoff.
Un inno all’impresa di uomini usciti sconfitti sul parquet da avversari fortissimi eppure alla fine colpevoli di aver giocato, più o meno consapevolmente, per un sistema drogato.
Si sa: tesserare un campione costa, mantenere una società di basket ad altissimi livelli ha un prezzo ancora maggiore. Pubblico e sponsor non bastano: garantirsi campioni e allestire a qualsiasi costo, anche illecito, squadre da trofei è stata l’unica preoccupazione di manager privi di scrupoli.
Pagano le malefatte di questi dirigenti, riveriti per anni da esponenti federali e pure da qualche arbitro, i tifosi senesi per primi: la loro verace passione è stata usata per compiere imprese ora sgretolate dalle mazzate di una Procura e di un Tribunale federali.
La passione dei tifosi varesini - e romani -, così come il ricordo di quella stagione, restano invece intatti anche senza trofei.
Lo scudetto del 2013 non arrivò a Varese per l’infortunio di Bryant Dunston, la Coppa Italia per un avvio di gara sciagurato e la Supercoppa perché quella che la disputò non era già più la Varese degli Indimenticabili.
Per chi ama il basket, l’unico cartone ammissibile è quello che si rifilerebbe a chi bara. Un cartone inutile, come certi trofei, perché chi bara, prima o poi, finisce k.o. da sé.
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