LA BEFFA
In barella, gli rubano le scarpe
Paziente dell’ospedale di Circolo lamenta un furto da 200 euro: come il mio, altri casi
«Ero sotto effetto di sedativi, stavo male, in quel momento la mia prima preoccupazione non erano sicuramente i miei averi. Anche perché mi trovavo al pronto soccorso di un ospedale, un luogo di cui ritenevo di potermi fidare... E invece, eccomi qui, a denunciare di essere stato derubato».
F.C., 43 anni, varesino, è su tutte le furie.
È ancora ricoverato all’ospedale di Circolo, ma ha deciso di rompere gli indugi, dopo aver incontrato, sempre fra i degenti, almeno altre due persone vittime come lui di un furto.
«E sempre - rimarca - in seguito al trasferimento dal pronto soccorso a un reparto».
«A me - prosegue - è sparito un paio di scarpe del valore di quasi 200 euro. A una signora anziana il portafoglio con 160 euro. A un altro ragazzo il giubbotto. Siamo allibiti e, per quanto mi riguarda, assolutamente deciso, appena sarò dimesso, a sporgere denuncia contro ignoti. Capisco che l’ospedale non debba essere responsabile dei furti in reparto, ma nessuno di noi vi era ancora praticamente giunto».
I fatti.
«Domenica 27 novembre - racconta l’uomo - ho avuto un malore e sono finito al pronto soccorso dove mi hanno trattenuto due giorni, al termine dei quali è stato disposto il mio trasferimento in reparto, dove sono stato portato in barella e dove avrebbero dovuto seguirmi i miei effetti personali. Quando ho notato che mancavano le scarpe ho chiesto notizie e mi è stato detto che erano state ritirate in un luogo sicuro. Ma poi nessuno ha saputo dirmi più nulla, nonostante le mie continue e pressanti richieste. Risultato: le scarpe sono sparite. Qualcuno mi ha anche ripetuto che è un problema esclusivamente mio, visto che l’ospedale mette in guardia i ricoverati dalla piaga dei furti. Ma io dico: stavo male, ero in barella, come facevo a tener d’occhio le mie scarpe? Ci tenevo moltissimo e fra l’altro per acquistarle avevo fatto grossi sacrifici. Ora, di fronte ad altri casi simile al mio, mi chiedo se davvero non si possa fare nulla per arginare questo problema».
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