CENTRO GIOVANILE
In Uganda batte il cuore di Lidia
Inaugurato dai Macchi nel 1988. La mamma: «Torneremo»
C’è un posto lontanissimo dove il nome di Lidia Macchi, da trent’annni, è sinonimo di vita, fiducia, crescita umana e spirituale. C’è un luogo lontanissimo dove non arriva l’eco di quei giorni tragici e di tutto il dolore mai sopito che riecheggia nell’aula bunker del tribunale di Varese, dove si svolge il processo a carico di Stefano Binda, presunto colpevole della morte della giovane varesina. C’è un luogo lontanissimo dove nel nome di Lidia hanno studiato migliaia di bambini, in questi anni, diventati giovani e poi adulti, dove ci sono gli spazi per sorridere e imparare, correre e studiare, il centro di aggregazione, la biblioteca, il campo di calcio, la cappella per pregare. Alla periferia di Kampala, in Uganda, nella parrocchia di Mbuya, tutto ricorda Lidia, da quando è stato inaugurato il centro giovanile a lei dedicato, un anno e sette mesi e una settimana dopo il 7 gennaio 1987, il giorno del ritrovamento del cadavere della giovane al Sass Pinì.
La Fondazione non ha mai smesso di funzionare. I genitori di Lidia, papà Giorgio, scomparso lo scorso anno, e mamma Paola Bettoni, che non perde una sola udienza del processo, hanno sempre seguito la crescita del centro culturale intitolato alla loro figlia maggiore. Migliaia di varesini e non solo, di persone vicine a Comunione e liberazione e di persone lontane anni luce da Cl ma che hanno voluto fare del bene, hanno sostenuto la “missione” in questi anni. E lì, mamma Paola tornerà. «Non appena finirà il processo, ho deciso che partirò, l’ultimo viaggio è stato nel ‘97 con Giorgio, mio marito, con nostro figlio Alberto che aveva undici anni e con mia figlia Stefania, all’epoca giovane donna». Stavolta sarà un viaggio «al quale vuole partecipare anche Alberto, che adesso è un uomo e un medico e vuole tornare lì anche per aiutare la popolazione, e con Daniele Pizzi, il nostro avvocato - prosegue Paola Bettoni -. Torneremo quando sarà tutto finito». La scelta dell’Uganda, dove avviare un’opera di bene in ricordo di Lidia, era stata tracciata dal destino. Poche settimane prima di essere uccisa, Lidia era stata al matrimonio di due amici, poi partiti per l’Uganda, a fare del bene e a lavorare. E così è sembrato naturale avviare una iniziativa in quel luogo. Una bambina nata in quegli anni, nella parrocchia, è stata chiamata Lidia. Mamma Paola conserva ancora la foto della piccola (oramai adulta) che la famiglia Macchi aveva adottato a distanza (chi vuole sostenere la Fondazione Lidia Macchi può farlo attraverso un bonifico sul conto corrente ordinario di Banca Prossima per le imprese sociali e le comunità IBAN IT69 H033 5901 6001 0000 0123 685 - BIC BCITITMX filiale di Milano)
«Il centro giovanile è da sempre aperto a tutti i bambini e ragazzi ugandesi, senza distinzione di tribù o credo religioso - dice mamma Paola -. I primi fondi sono stati inviati grazie alla vendita dei libri di poesie di Lidia, poi abbiamo continuato a inviare sostegni e continuiamo a farlo a distanza di trent’anni».
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