MARISA MALDERA
Interrogate le figlie di Piccolomo
L’indagine sull’incidente in cui la donna morì carbonizzata sarebbe a una svolta. Da 13 anni Tina e Cinzia sono certe che si sia trattato di omicidio
Faccia a faccia, nel Tribunale di Varese, tra il sostituto procuratore generale di Milano Carmen Manfredda e le due figlie di Giuseppe Piccolomo e Marisa Maldera: Tina e Cinzia. Le due donne sono state sentite nell’ambito dell’indagine bis sulla morte di Marisa, avvenuta in conseguenza di uno “strano” incidente stradale verificatosi a Caravate nel febbraio di tredici anni fa, incidente con rogo dell’auto da cui il marito, futuro killer delle mani mozzate, uscì praticamente senza un graffio. Per Tina e Cinzia, com’è noto, quell’incidente non fu in realtà un incidente ma un delitto. Il padre all’epoca patteggiò però per omicidio colposo, dopo essere stato in effetti indagato per omicidio volontario (ipotesi archiviata dal gip) e questo fatto rappresenta uno dei problemi dell’inchiesta bis, aperta a fine 2013 a Varese e poi avocata dalla Procura generale di Milano, per evitare che andasse in porto una seconda archiviazione della posizione di Piccolomo.
Che cosa hanno detto dunque Tina e Cinzia al sostituto pg Manfredda, che le aveva conosciute e aveva raccolto il primo loro sfogo sulla morte senza giustizia della madre in una pausa del processo d’appello per il delitto delle mani mozzate? Il riserbo naturalmente è massimo e il legale delle due donne, l’avvocato Nicodemo Gentile, si limita a riferire che «le due figlie hanno ribadito al magistrato quello che avevano già detto in passato: c’è stato un importante giro di domande che ha permesso di fissare i fatti». Ma la sensazione è che l’inchiesta bis sulla morte di Marisa Maldera stia entrando in una fase decisiva e che potrebbero esserci a breve importanti novità.
Servizio completo sulla Prealpina di mercoledì 28 settembre
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