LA SENTENZA
Investì e uccise Giada: nessuno sconto
Condanna confermata in Appello: sei anni a Flavio Jeanne
Lontani dal clamore mediatico (che pervase la vicenda nell’immediatezza dei fatti), si è celebrato ieri, lunedì 16 ottobre, a Milano il processo d’appello a carico di Flavio Jeanne, il “pirata della strada” che il 14 settembre di un anno fa investì e uccise la diciassettenne varesina Giada Molinaro mentre attraversava in viale dei Mille.
È bastata una rapida camera di consiglio (all’incirca un’ora) ai giudici della quinta Corte d’Appello del capoluogo lombardo per respingere i motivi di impugnazione formalizzati dai legali del ventiquattrenne cuoco varesino, figlio di genitori originari di Mauritius - da più di un anno agli arresti domiciliari -, gli avvocati Cinzia Martinoni e Alberto Talamone, e confermare integralmente la sentenza emessa non più tardi del marzo scorso al termine di un giudizio con rito abbreviato dal gup varesino Alessandro Chionna.
D’altronde, la conferma della sentenza di condanna a sei anni di reclusione - con l’aggiunta del cosiddetto “ergastolo della patente” e dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici - di quello che passerà alla storia come uno dei primi processi d’Italia per omicidio stradale alla luce della nuova e più severa legislazione, era stata sollecitata anche dal rappresentante della pubblica accusa, il sostituto procuratore generale di Milano Maria Pia Gualtieri. «Una vicenda tristissima perché ha riguardato due giovani e perché inevitabilmente ha comportato una tragedia per i familiari della vittima e dell’imputato», è stata la premessa in sede di requisitoria del sostituto pg Gualtieri, che in precedenza ha respinto un estremo tentativo di patteggiamento in appello proposto dalle difese di Jeanne. Per poi aggiungere: «Tuttavia, dalle carte mi sono convinta che la pena inflitta dal primo giudice ha saputo riportare i fatti nella sua concretezza. Giusto, a mio avviso, non concedere le circostanze attenuanti all’imputato, anche alla luce della sua condotta. E non mi riferisco soltanto all’aggravante della sua fuga dopo l’impatto mortale. Non dimentichiamoci che ha mentito un paio di volte: al carrozziere di Sesto Calende, quando spiegò che il danno alla sua macchina fosse avvenuto perché aveva travolto un cinghiale; e anche ai genitori, quando convinse la fidanzata a non dire niente loro dell’accaduto».
Niente da fare, dunque, per i motivi di impugnazione proposti dalle difesi.
Che cosa avevano chiesto gli avvocati Talamone e Marinoni?
Di valutare la possibilità «di ridurre la pena sulla base di un principio di proporzionalità»; e di considerare «il grado di colpa non elevato dell’imputato», che sì investì sulle strisce - «senza peraltro andare a velocità elevata» - la sfortunata Giada, quando però «quest’ultima stava attraversando senza guardare perché distratta dal telefonino».
Di più, i due difensori hanno inoltre posto l’accento anche su altri due aspetti: sul fatto che Jeanne «non si fermò perché temeva il linciaggio, in quanto scuro di pelle»; e che «confessò tutto, ancora prima che arrivasse il suo legale».
Tra quindici giorni saranno depositate le motivazioni e solo allora, «dopo averle lette attentamente», i due legali decideranno il da farsi. Anche se appare molto probabile il ricorso per Cassazione.
All’udienza di ieri, come del resto era già accaduto in primo grado, Jeanne non era presente, nonostante la Corte l’avesse autorizzato a recarsi a Milano coi suoi mezzi.
«Temeva il clima ostile di parenti e amici della vittima», lo hanno giustificato i difensori, che hanno ricordato come una accorata lettera di scusa dei genitori del giovane indirizzata al papà e alla mamma di Giada sia rimasta senza risposta. Non si è visto nessuno nemmeno da parte dei famgliari di Giada Molinaro, dei quali ieri la Corte d’Appello ha preso atto alla rinuncia alla costituzione di parte civile. Una rinuncia diretta conseguenza dell’avvenuto risarcimento da parte dell’assicurazione di Flavio Jeanne: 320mila euro per il padre, altrettanti per la madre e 50 a testa per i due fratellastri della ragazza.
© Riproduzione Riservata