Nordcorea
Inviato Onu: rapimenti nordcoreani "crimine contro umanità"
Pyongyang ha sequestrato decine di cittadini stranieri
Roma, 18 gen. (askanews) - I rapimenti di cittadini stranieri da parte delle spie nordcoreane sono da considerare "crimini contro l'umanità". L'ha affermato oggi Marzuki Darusman, l'inviato speciale dell'Onu per i diritti umani in Corea del Nord parlando di fronte alla NARKN, l'organizzazione dei famigliari dei giappionesi rapiti da Pyongyang.
"Non è solo una tragedia, ma è un crimine contro l'umanità", ha detto Darusman parlando coi giornalisti. E ha fatto appello alla Corea del Nord di "ammettere che i rapimenti sono stati realizzati dallo stato con la complicità e la consapevolezza dei più alti livelli della leadership".
L'inviato speciale riferirà al Consiglio Onu dei diritti umani a marzo delle sue scoperte sulla situazione dei diritti umani in Corea del Nord. Darusman è stato uno degli estensori nel 2014 di un rapporto della Commissione d'inchiesta sui diritti umani Onu sulla Corea del Nord, che ha descritto agghiaccianti abusi nel paese oggi guidato da Kim Jong Un.
L'allora leader Kim Jong Il ammise nel 2002, nello storico vertice col primo ministro Junichiro Koizumi, i rapimenti di 13 cittadini giapponesi (su 19 accertati da Tokyo e decine altri sospettati), avvenuti negli anni '70-'80. Di questi 13, solo cinque sono stati restituiti, altri otto sono stati dati per morti senza che però sia stata fornita alcuna prova conclusiva di questa circostanza. Tra questi ultimi il caso più noto è quello di Megumi Yokota, una ragazzina rapita a novembre 1977 all'età di 13 anni.
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