LA GIOBIA A VARESE
La festa delle donne tra poesie e dolci cuori
Nessun falò e niente vecchie streghe. Varese festeggia la Giobia in uno modo tutto suo. A parlarci delle tradizioni della Città Giardino è Luca Broggini, Regiù della Famiglia Bosina.
Cos’è la Giobia a Varese?
«Ha un significato tutto particolare: è la nostra festa della donna. Vuole essere un omaggio dell’uomo per tutto quello che la donna fa. La nostra Giobia nacque come «puscéna» di donna ossia un dopocena festoso tra donne. L’origine dunque fu come momento privato e non pubblico. Si deve ricordare che nei tempi passati, le donne avevano meno libertà di oggi e i loro compiti erano ben definiti: la casa e i figli. Siccome il lavoro non era mai abbastanza, gli uomini andavano all’estero a cercare fortuna e solitamente la partenza coincideva con l’ultimo giovedì di gennaio. Per la donna questo cambiamento familiare significava un carico di lavoro maggiore in quanto si sarebbe dovuta occupare anche dei campi e degli animali. Ma nonostante questo, la ricorrenza si festeggiava in una cascina dove le donne tutte insieme mangiavano e bevevano».
In molti comuni della provincia la Giobia è legata al falò. A Varese no, perché?
«Probabilmente perché la festa ricorre a pochi giorni dal falò di Sant’Antonio organizzato dai Monelli della Motta».
Niente fuoco, ma tanti dolci a forma di cuore.
«Nel passato l’uomo omaggiava la donna per ringraziarla del suo aiuto e rinnovare l’amore, con un dolce a forma di cuore molto più semplice e rustico di quelli che si vedono oggi. Non esiste infatti una ricetta tipica per il cuore, ognuno lo sceglie a seconda dei suoi gusti».
La Famiglia Bosina organizza per l’ultimo giovedì del mese la premiazione del concorso di poesia dialettale.
«La tradizione esiste dal 1966: il giorno delle Giobia premiamo il Poeta Bosino: una giuria valuta le opere inviate nell’anno precedente e premia i migliori tre autori. Per quanto mi riguarda penso che la donna in sé sia una poesia e quindi non ci sia miglior modo di festeggiarla».
Un’occasione per riscoprire le tradizioni.
«Insieme alla premiazione che quest’anno sarà giovedì 28 alle ore 20 come sempre nel Salone Estense, a cui invitiamo anche alcune donne varesine che hanno avuto successo, si possono ammirare alcuni abiti tradizionali femminili d’epoca con la “ragera” tipica del costume lombardo».
Le poesie sono scritte in dialetto. Ne ricevete molte?
«Meno rispetto agli anni passati perché il dialetto è una lingua che oggi i giovani non conoscono se non per qualche termine o modo di dire, ma se il numero è sceso, è salita invece la qualità della scrittura: non è facile infatti usare termini dialettali e costruire una frase di senso. Tra gli autori ci sono molte donne che sono sempre tra le più brave».
© Riproduzione Riservata