PETIZIONE
La pizza sia patrimonio dell’umanità
In 126 anni di vita ha sfamato reali e scugnizzi, presidenti americani e aborigeni australiani e messo d’accordo, davanti a un piatto fumante, bambini e adulti di tutto il mondo. Ora la pizza napoletana rivendica la corona dell’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità.
L’arte dei pizzaioli napoletani è l’unica candidata italiana in corsa e la petizione per la sua incoronazione, lanciata dall’ex ministro Alfonso Pecoraro con la fondazione Univerde e dall’Apn-Associazione piazziuoli napoletani, sfiora i 700 mila sottoscrittori. L’obiettivo è raggiungere entro marzo un milione di firme così, a dare manforte al più amato dei piatti italiani, arriva la carica degli artigiani. La campagna è appoggiata da Cna-Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, e di alcune associazioni come la Coldiretti e la Confesercenti, da celebrità, politici, chef e vanta persino la benedizione papale.
I maestri pizzaioli sfornano ogni giorno 8 milioni di pezzi, vale a dire quasi 192 milioni di pizze al mese e 2,3 miliardi di pizze l’anno per un giro d’affari di 12 miliardi di euro. Oggi la principale minaccia per la pizza sta proprio nel suo successo, che la rende più esposta di altri prodotti alle agro-piraterie, tra mozzarelle di latte congelato, pomodori cinesi e farine di bassa qualità. Uno degli obiettivi principali della petizione all’Unesco è proprio combattere la contraffazione, a tutela del consumatore e dell’economia nazionale per la quale la pizza vale 200 mila posti di lavoro.
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